Verifica dell’applicazioni delle indicazioni del Sinodo diocesano riguardanti l’iniziazione al sacramento della confermazione

NOTA SULLA PASTORALE DEI PREADOLESCENTI E LA CELEBRAZIONE DELLA CRESIMA

Nel corso di questo anno pastorale ho ritenuto opportuno procedere ad una verifica dell’applicazioni delle indicazioni del Sinodo diocesano riguardanti l’iniziazione al sacramento della confermazione (n. 61), il cammino di formazione dei cresimati (n. 62), la preparazione e la celebrazione della cresima (n. 67). Tale verifica ha comportato un momento di confronto assembleare di tutto il presbiterio, svoltosi il 14 ottobre 2017 e un successivo incontro dei preti nelle vicarie. Sul tema ha dato un contributo anche la commissione dell’ufficio catechistico diocesano. Nel consiglio presbiterale del 15 marzo 2018 si è cercato di trarre alcune conclusioni.
Raccogliendo le valutazioni e i suggerimenti offerti dalla riflessione e dal confronto fatti assieme, desidero ora presentare le seguenti indicazioni.

1. La norma sinodale che ha posticipato la celebrazione della cresima all’inizio dell’adolescenza (14-15 anni) è stata accolta non senza fatiche e resistenze, anche perché in controtendenza rispetto alle scelte delle diocesi confinanti. Bisogna riconoscere però che, per parecchie parrocchie, proprio lo spostamento dell’età della cresima ha provocato un’attenzione specifica per i preadolescenti.

2. A partire da quanto proposto dal Sinodo diocesano, in un numero significativo di parrocchie, sono state messe in atto esperienze nuove di accompagnamento dei preadolescenti, cercando modalità più vicine alla sensibilità e alle esigenze dei ragazzi di questa età. In particolare si è cercato di diversificare la proposta rispetto all’età precedente, sperimentando ritmi diversi dalla cadenza settimanale della catechesi dei fanciulli della scuola elementare e proponendo incontri più prolungati per far vivere ai ragazzi, oltre all’aspetto più propriamente catechistico, anche altre dimensioni della vita cristiana. Sono stati valorizzati poi altri momenti formativi quali il grest estivo, i campiscuola, le uscite e i ritiri. Ai catechisti adulti si è cercato di affiancare dei giovani animatori, creando un percorso che possa accompagnare i preadolescenti a inserirsi nei gruppi e nelle attività della pastorale giovanile. Pur con le fatiche e le difficoltà proprie di ogni attività formativa, sembra di poter dire che si stanno consolidando percorsi e prassi interessanti.

3. Dall’esperienza di questi anni risulta chiaramente che il problema centrale non riguarda tanto l’età della celebrazione della cresima, ma la proposta educativa che la comunità cristiana offre ai preadolescenti. La preadolescenza non può essere assimilata né alla fanciullezza né all’adolescenza: esige modalità di approccio e di proposta propri. E’ un’età ancora poco esplorata dal punto di vista pastorale, ma che presenta possibilità preziose di intervento educativo. E’ un lavoro che va approfondito ed esteso a tutta la diocesi, raccogliendo le esperienze più significative ed elaborando itinerari e sussidi adeguati. Sviluppare una pastorale dei preadolescenti è una sfida che ha un suo valore anche a prescindere dall’età della celebrazione della cresima. Lo conferma il fatto che anche per le diocesi che hanno scelto di anticipare la cresima al termine della scuola elementare, ripristinando l’ordine teologico dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, si presenta il problema della proposta educativa nella fase cosiddetta della “mistagogia”, corrispondente agli anni della preadolescenza.

4. Tenendo conto dello sforzo fatto in questi anni per applicare le indicazioni del Sinodo diocesano e constatando che si sta consolidando una prassi pastorale, mi sembra opportuno confermare le indicazioni del Sinodo circa l’età della Cresima, con alcune precisazioni:

a) rispetto alla preoccupazione di “preparare al sacramento” occorre dare la priorità alla proposta educativa curando itinerari e iniziative che diventino esperienza di vita cristiana nelle sue diverse dimensioni (annuncio, celebrazione, carità, testimonianza);

b) va pensato un itinerario che abbracci il periodo che va dalla preadolescenza (11-12 anni) all’entrata nell’adolescenza (16-17anni) e che raccordi la catechesi dei fanciulli con la pastorale giovanile collocando la cresima al centro e non alla fine dell’itinerario;

c) il passaggio dalla catechesi dei fanciulli alla pastorale dei preadolescenti deve essere evidenziato diversificando sia modalità e tempi della proposta sia le figure educative. E’ opportuno che, terminato il ciclo della scuola elementare, vengano introdotte figure educative diverse, rispetto al periodo precedente, coinvolgendo sia adulti che giovani;

d) vanno coinvolte le famiglie aiutandole a comprendere il valore educativo di quanto viene proposto ai figli e superando la preoccupazione di arrivare quanto prima – e con il meno disturbo possibile – a “sbrigare” la “pratica” della cresima;

e) è molto importante che in questo ambito maturi una prassi pastorale condivisa: per questo raccomando di elaborare insieme tra parrocchie vicine, specie tra quelle che insistono in uno stesso centro urbano, un progetto condiviso di pastorale per i preadolescenti, anche per individuare le realtà formative giovanili del territorio, verso le quali orientare i cammini dei preadolescenti.

5. Nella verifica fatta sono emerse le difficoltà e le fatiche della prassi pastorale che si è tentato di elaborare. Ci si è chiesti in particolare come comportarsi con quanti non accettano di fare tutto il percorso, ma si presentano solo nell’ultimo periodo chiedendo di ricevere la cresima. Mi sembra sia importante non lasciarsi prendere dalla preoccupazione di arrivare a dare a tutti il massimo, mentre è importante dare a chi è disponibile la possibilità di un percorso significativo di formazione cristiana. Per gli altri bisognerà concordare con famiglie e ragazzi una proposta più ridotta che garantisca comunque un minimo di preparazione e di consapevolezza.

6. Ritengo utile toccare anche una questione particolare legata alla celebrazione della cresima e riguardante i padrini. Spesso i ragazzi e/o le famiglie scelgono per tale compito persone che vivono in situazioni matrimoniali irregolari. E’ opportuno spiegare per tempo la funzione del padrino e i criteri “ecclesiali” che dovrebbero guidare la scelta. Si può proporre anche di scegliere come padrino/madrina il catechista o qualche altra figura significativa della comunità parrocchiale.
Faccio presente che spesso persone che vivono situazioni matrimoniali irregolari entrano in contatto con la comunità cristiana quando viene loro proposto di fare da padrini/madrine del battesimo o della cresima. Pur ricordando la disciplina della Chiesa, è importante avere nei loro confronti l’atteggiamento di accoglienza suggerito da papa Francesco nel cap. VIII di Amoris Laetitia e incoraggiarli a percorrere la via del discernimento per comprendere in quale modo il Signore chiama anche loro a partecipare alla vita della comunità cristiana.
Quando non vi sia la disponibilità a modificare la scelta già compiuta, si può ammettere la persona scelta dalla famiglia come “testimone”. In questo senso già si sono orientati altri Vescovi e Conferenze Episcopali. A titolo di esempio riporto quanto scrivono i Vescovi del Piemonte – Valle d’Aosta: «Riguardo ai padrini e alle madrine del battesimo e della cresima, infine, si danno le seguenti indicazioni. È auspicabile che si mantengano i padrini e le madrine, pur tenendo presente che non sono obbligatori, anche se vivamente consigliati (cf. can. 872 CJC per il battesimo; can. 892 CJC per la confermazione). Essi dovranno accompagnare, con la testimonianza e la condivisione, il battezzato ed il cresimato nel vivere la vita cristiana, per essere veri testimoni di Cristo. Sarà opportuno che, fin dall’inizio degli anni di preparazione alla cresima, si dica con chiarezza ai genitori che bisogna scegliere persone idonee tra parenti e amici, tenendo conto della disponibilità del padrino/madrina di battesimo o che, in alternativa, si può incaricare il catechista per svolgere questo compito. Se le persone presentate dalla famiglia non possono fungere da padrino o madrina, perché in situazione “irregolare”, è possibile che “affianchino – solo come testimoni del rito sacramentale” – chi riceve il battesimo o la cresima (CEI, Incontriamo Gesù, 2014, n. 70). In situazioni eccezionali, si può anche prevedere che siano gli stessi genitori ad “accompagnare” i bambini del battesimo e i ragazzi della cresima. Il parroco potrà così trascrivere sui libri parrocchiali gli accompagnatori dei sacramenti, ciascuno con il titolo proprio; eviterà di gestire questo momento in modo burocratico, ma con vero cuore pastorale spiegherà il compito affidato a ciascuno nella crescita dei ragazzi, pur nella verità della propria condizione, in stretta collaborazione con la missione educativa dei genitori, che restano i primi testimoni della fede» (CONFERENZA EPISCOPALE PIEMONTE – VALLE D’AOSTA, Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, Nota pastorale su “Amoris Laetitia”).

7. Nell’attuale situazione pastorale un numero crescente di genitori chiede i sacramenti dell’iniziazione cristiana ma si rivela poco o nulla disponibile non solo a fare un cammino di fede assieme ai propri figli ma anche a curare la partecipazione dei ragazzi a quanto viene proposto dalla parrocchia. E’ significativo che i ragazzi non frequentino la messa domenicale e vengano talvolta osteggiate dai genitori le proposte “innovative”, perché chiedono un impegno maggiore rispetto al “tradizionale” incontro settimanale di catechismo. Diventa sempre più evidente che stiamo vivendo un passaggio radicale: come segnalano le ricerche socio-religiose, ci troviamo con un gruppo sempre più piccolo di fedeli convinti e praticanti, mentre cresce la fascia di popolazione che sta “sulla soglia” e, pur chiedendo ancora i sacramenti, non si lascia coinvolgere in percorsi di vita cristiana. Questa situazione ci chiede di ripensare a fondo tutta la pastorale dell’iniziazione cristiana. E’ un compito a cui dovremmo mettere mano nei prossimi anni, partendo dalla pastorale del battesimo. Nel frattempo è importante che continuiamo a lavorare per il coinvolgimento delle famiglie nella educazione dei figli alla fede e per elaborare proposte catechistiche adeguate alla diverse età: le esperienze e le competenze che riusciremo a maturare saranno preziose anche nell’ottica di una revisione dell’intero percorso dell’iniziazione cristiana.

8. Desidero infine rivolgere un ringraziamento a quanti, preti, laici e religiose si stanno impegnando nelle nostre comunità cristiane per proporre ai ragazzi la bellezza della vita cristiana. In occasione della celebrazione delle cresime rimango ammirato della passione e generosità di tanti catechisti e animatori. Mi colpisce il rapporto che hanno creato con i ragazzi e la ricerca coraggiosa di modalità ed esperienze capaci di toccare la vita dei preadolescenti. Mi auguro che il loro esempio sia contagioso e spinga tutta la nostra Chiesa diocesana a maturare una pastorale per la preadolescenza.

Rovigo, 29 giugno 2018

+Pierantonio