San Bellino, patrono della Diocesi

La prima biografia di san Bellino risale al 1288: ne è autore il Vescovo di Adria Bonazonta (o Bonagiunta) un secolo e mezzo dopo la morte del Santo.
Bellino è oriundo dalla nobile famiglia padovana dei Bertaldi: non è noto l’anno di nascita. Compare la prima volta «canonicus presbiter» in un documento del 1107; successivamente è nominato Arciprete della Cattedrale di Padova.
Sono tempi duri per la Chiesa patavina che si batte nella lotta per le investiture in balia dello scismatico Pietro che pontifica dalla dimora di Piove di Sacco. Col Vescovo Sinibaldo, Bellino viene esiliato ad Este (1110) e solo nel 1115 i due possono ritornare in Padova.
Subito danno inizio a un lavoro di rinnovamento profondo della Chiesa padovana, del suo clero e del suo popolo. Si ricostruisce anche la cattedrale, distrutta dal terremoto (1117); nel frattempo, morto Sinibaldo, Bellino viene eletto alla cattedra episcopale.
Gli storici si palleggiano le date degli avvenimenti: da documenti sicuri risulta che il 17 ottobre 1126 è ancora Arciprete e solo alla data del 10 dicembre 1128 figura come successore di quel Vescovo, con il quale spartì l’esilio e la persecuzione da parte del mondo feudale che si andava sempre più disgregando.
Pone da protagonista le premesse per le nuove libertà comunali e la realizzazione della vera «societas christiana»: il suo lavoro pastorale è quello dei grandi riformatori. Egli parte dal clero, del quale cura la pietà e la cultura: spicca fra le sue opere la «fratalea Cappellanorum» (Fratellanza sacerdotale), da cui spuntano intuizioni e stimoli per una vita, se non proprio comunitaria, perlomeno fraternamente vicina. E attraverso l’opera del clero riesce ad elevare «nella risorta spiritualità religiosa, nella moralità, nel lavoro, nel risveglio di libere attività una vita sociale che fino a quel tempo era stata dura, fredda, di timore e servitù». Con pazienza e tatto si oppone alle ingiustizie e allo strapotere dei signori per sollevare la condizione dei «servi» ancora legata alle gravose imposizioni dei Longobardi.
Con lui prende il via tutta l’organizzazione della diocesi: dalle cappelle urbane alle parrocchie del contado. Anche il suo rapporto con i vari monasteri ricchi, potenti, indipendenti, è interessante: vi si rileva carità, ma anche tanta fermezza. Ha un suo piano da realizzare di non facile attuazione: unificare la diocesi e assoggettare alla sua dipendenza in campo spirituale sacerdoti, monaci e laici.
Come giudice di pace ha squisite attenzioni verso la povera gente: i potenti non gli fanno paura, sa affrontarli con dignità e rivendica con fortezza i beni depredati alla Chiesa.
Uno di questi potenti, toccato nella borsa e nell’orgoglio, gli tende un agguato: il Vescovo è trucidato da sicari nei pressi di Fratta Polesine.
Il Favafoschi accusa Tommaso della Famiglia dei Capodivacca detta anche dei Paradisi o Capineri da Padova. Pare che il Vescovo Bellino fosse in viaggio verso Roma per chiedere «tutelam et consilium» in difesa delle libertà ecclesiastiche. Il Barzon invece ipotizza che il Vescovo avesse per meta il Monastero della Vangadizza e le chiese che vi erano soggette.
Non concordano gli storici sulla data di morte: risulta da documenti sicuri che il 23 novembre 1147 sottoscrive un atto di donazione ai canonici; il suo successore Vescovo Cacio il 24 luglio 1148, concedendo una investitura, si firma Episcopus Padue. Nel «Necrologio Carcerense» si legge: «Die vigesima sexta novembris obiit dominus Bellinus episcopus Paduanus », ma vi manca l’anno.
La salma del Santo fu provvisoriamente sepolta nella chiesetta di San Giacomo di Lugarano nei dintorni di Fratta. Vicende politiche e disastrose inondazioni impedirono per oltre 60 anni di procedere alla tumulazione definitiva. Cessato il flagello delle acque, che avevano distrutta la cappella di S. Giacomo, i sacri resti, ricomposti in una primitiva e rozza urna marmorea, furono sepolti nella Collegiata di San Martino di Variano, l’attuale S. Bellino.
Un’antica tradizione afferma che nel 1153 Papa Eugenio III lo iscrisse nel canone dei Santi Martiri: ma non è suffragata da documenti. Dalla biografia di Bonazonta si rileva che già all’epoca dell’episcopato adriese di Rolando Zabarella (1210) si onorava pubblicamente il Santo con gran concorso di devoti. Poi un lungo silenzio. Nel 1485, in una ispezione del nob. Giovanni Marcello, giudice di Rovigo, si trova la Chiesa di S. Bellino spoglia e trascurata. Il doge Agostino Barbarigo, prendendo a cuore la sorte del santuario, interviene d’autorità istituendo un’amministrazione valida ed efficace. Nel decreto il Doge rileva che al santuario affluiscono «tot nationes», vengono offerti doni ed elemosine e il Santo «ottiene clarissima miracula e guarigioni da morsi di cani idrofobi…».
Ai primi del 1600 si tenta di trasferire il sepolcro a Rovigo ma la proposta incontra vivissima opposizione. Il Senato veneto pone fine alla discussione decretando: «L’Arca non si muove».
La nobile Giulia Ariosti ved. Guarini ristruttura la Chiesa (1647) e fa collocare nel presbiterio quella decorosa urna di marmo policromo che ancora oggi si ammira.
Si hanno notizie di una sommaria ricognizione compiuta il 24 aprile 1863 su disposizione del Vescovo Camillo Benzon. Ma di vera e propria ricognizione si può parlare solo per quella disposta dal Vescovo di Adria Mons. Giovanni Sartori con decreto del 30 giugno 1977. La eseguì con tutti i crismi della scienza il sacerdote diocesano prof. Mons. Cleto Corrain, Ordinario di Antropologia all’università di Padova. Nell’occasione le reliquie del Santo rimasero esposte alla venerazione dei fedeli dal 2 luglio 1977 al 22 novembre 1980.

Sac. Alberino Gabrielli († 1994)


Bibliografia

A. Barzon: S. Bellino, tip. Antoniana 1947
A. Barzon – C. Bellinati: Santi Padovani, ed. Rebellato 1975
Z.A. Favafoschi: Cronica padovana, Ms. Biblioteca del Seminario, Padova
F. Dondi dell’Orologio: Memorie sopra la vita di S. Bellino ecc., Padova, Seminario 1808
A. Gloria: Codice Diplomatico padovano, Venezia 1879
G. De Battisti: S. Bellino, Lendinara 1888
A. Speroni de Alvarottis: Adriensium Episcoporum Series, Patavii 1788
Bibliotheca Sanctorum: v. Bellino
Enciclopedia Ecclesiastica: v. Bellino
Bollettino della Diocesi di Adria: A. 1978 pp. 360-368; A. 1980 pp. 558 e 623-627
Brunacci: Acta S. Bellini e Pergamene varie.