ASCENSIONE DEL SIGNORE

«Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo»
24-05-2020

Non mi è mai risultato facile spiegare l’Ascensione del Signore: la lettura dei testi biblici che ne parlano (il brano degli Atti degli Apostoli proposto nella prima lettura e la finale del Vangelo di Matteo) suscita in noi molti interrogativi.

Possiamo tentare di rispondere dicendo che nel linguaggio della Bibbia salire al cielo vuol dire entrare nel mondo di Dio. L’Ascensione di Gesù allora vuol dirci che Gesù, con la sua morte e risurrezione, è tornato al Padre: ha compiuto così la sua missione. Questo non significa che ci lascia soli: Lui non se n’è andato, come farebbe pensare il suo sparire alla vista dei discepoli avvolto dalla nube. Gesù resta con noi e lo dice chiaramente nelle sue ultime parole riportate dal Vangelo di Matteo «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo». Come può essere presente Gesù sulla terra se non lo si vede più? Dopo l’Ascensione la presenza di Gesù nel mondo è diversa non avviene più attraverso il suo corpo fisico, ma attraverso un altro corpo che è formato da coloro che hanno creduto in lui e formano la sua comunità, quella che noi chiamiamo la chiesa. Nel brano della lettera agli Efesini ascoltata nella seconda lettura l’Apostolo Paolo mette in relazione l’Ascensione di Gesù con la nascita della chiesa: «Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose». La chiesa è lo spazio spirituale in cui si rivela e realizza la signoria di colui che riempie di sé tutto e tutti. La chiesa come un corpo dalla testa dipende in tutto dal suo capo, il Cristo Risorto e sta in mezzo tra Dio e il mondo. E’ tramite la chiesa che si realizza la Signoria di Dio sul mondo ed è nella chiesa che noi possiamo incontrare il Risorto. L’incontro avviene sempre attraverso il corpo: così oggi Gesù si fa incontrare dagli uomini tramite quel corpo formato dai credenti in Lui attraverso l’azione dello Spirito.

Queste considerazioni sulla chiesa come corpo di Cristo mi sembrano quanto mai importanti in questa domenica in cui torniamo a radunarci insieme a celebrare l’eucaristia dopo le restrizioni che ci sono state imposte dall’emergenza sanitaria. Non ci è data solo la possibilità di ricevere il corpo di Cristo, ma anche quella di riscoprire che noi siamo membra del corpo di Cristo. Oggi dovremmo avere nel cuore non solo il desiderio di fare la comunione, ma anche di essere in comunione con i fratelli e sorelle nella fede con cui dopo tanto tempo ci ritroviamo anche fisicamente insieme. Dovremmo sentire l’entusiasmo e il coraggio della missione: «Andate e fate discepoli tutti i popoli, (…) insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato».

Per essere discepoli di Gesù non basta un rapporto individuale con lui, occorre che il nostro rapporto con il Signore passi attraverso la relazione con i fratelli e le sorelle nella fede. Riprendere a celebrare l’eucaristia allora ci chiede di riprendere a costruire una comunità, dove si condivide non solo la stessa fede ma anche la carità e la condivisione con chi è nel bisogno. La nostra unità e l’amore che sapremo vivere mostreranno a tutti che Gesù è il Signore.