AUGURI DEL VESCOVO ALLA CITTÀ DI ROVIGO

Un grazie al Sindaco e a tutti gli amministratori che in questi mesi hanno dovuto gestire questa gravissima emergenza sanitaria, economica e sociale
24-12-2020

Quest’anno, essendo stato anch’io colpito dal covid-19, ho dovuto rinunciare a questo gradito momento dello scambio degli auguri e della Messa della Vigilia, in questo Tempio Civico, che unisce in sé la memoria civile e religiosa della nostra Città. Desidero comunque far giungere attraverso questo testo che affido al Vicario Generale, don Damiano Furini, il mio augurio a tutta la Città di Rovigo.

Il mio pensiero augurale va in primo luogo ai tanti ammalati, a chi li sta curando con tanta generosità e sacrificio, agli anziani soli nelle case e ricoverati nelle RSA. Sono vicino poi a quanti sono in gravi difficoltà economiche per le restrizioni disposte per combattere il contagio. Auguro a tutti di poter vedere nelle tenebre di questa lunga e terribile notte della pandemia la luce di Cristo Salvatore, luce che sostiene la speranza e nutre la solidarietà tra gli esseri umani.

Vorrei approfittare poi di questa occasione per ringraziare il signor Sindaco e l’Amministrazione Comunale che in questi mesi ha dovuto gestire questa gravissima emergenza sanitaria, economica e sociale, portando avanti nel contempo la soluzione di problematiche che da anni appesantiscono e bloccano lo sviluppo della nostra Città. Anche a Voi, cari Amministratori, auguro di trovare in questo Natale la luce, la forza e la consolazione di cui avete bisogno per continuare a lavorare per il bene comune della nostra Rovigo. Auspico che tutta la cittadinanza, in particolare quanti rivestono compiti di rappresentanza politica, siano uniti nello sforzo titanico che dovremo affrontare nei prossimi mesi. Spiace che negli ultimi tempi non siano mancate polemiche di basso profilo, del tutto fuori luogo in un momento drammatico come l’attuale. Invito tutti a un pensiero “alto” ispirato ai valori morali e culturali che nei secoli hanno dato alla nostra Città una sua dignità e una sua considerazione nel Veneto e nell’Italia intera.

Il Signore è vicino e con Lui non saremo mai soli e abbandonati. Buon Natale!

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  • Omelia del Vicario generale don Damiano Furini

Celebriamo quest’anno un Natale “straordinario”, una situazione sociale e mon-diale inimmaginabile solo 12 mesi fa. Siamo entrati in zona rossa, molte le restri-zioni alla vita sociale e alle libertà individuali. È diffuso un sentimento di ribellio-ne, di scontento nell’adeguarsi a tali misure. Il rischio costante è quello della la-mentela e della contestazione. Sono in aumento in Italia le forme nuove di povertà che si aggiungono a quelle tradizionali. Un Natale difficile socialmente, a livello familiare e personale. Come possiamo stare dentro ad una realtà sociale di questo tipo? Ha detto Papa Francesco: Quest’anno ci attendono restrizioni e disagi; ma pen-siamo al Natale della Vergine Maria e di San Giuseppe: non furono rose e fiori! Quante difficoltà hanno avuto! Quante preoccupazioni! Eppure, la fede, la speranza e l’amore li hanno guidati e sostenuti. Che sia così anche per noi! … In questo tempo difficile, anzi-ché lamentarci di quello che la pandemia ci impedisce di fare, facciamo qualcosa per chi ha di meno: non l’ennesimo regalo per noi e per i nostri amici, ma per un bisognoso a cui nessuno pensa! E un altro consiglio: perché Gesù nasca in noi, prepariamo il cuore: an-diamo a pregare. Il cristiano, il laico cristiano che vive nella storia la sua fede, non cederà mai allo sconforto e alla resa, ma accoglierà la sfida del proprio tempo co-me un luogo teologico dentro il quale coniugare l’impegno della propria profes-sione e il valore della propria fede. La messa che questa sera celebriamo insieme è una grande preghiera rivolta a Cristo che nasce nella quale invochiamo per tutti noi la forza e la capacità di leggere nelle situazioni concrete della vita e nelle per-sone svariate che incontriamo una presenza e un appello proveniente dalla culla stessa di Betlemme: l’appello a diventare anche noi custodi di tutte le persone che incontriamo in ragione della nostra professione e del nostro impegno di ammini-stratori, di politici, di rappresentanti dello Stato.
Risuonano per tutti noi allora le parole del profeta Isaia che abbiamo ascoltate nel-la prima lettura della messa: sono un annuncio di presenza e di cura personale di Dio verso di noi. E le parole Sacre della Scrittura sappiamo per fede che sono per-formanti, efficaci, vere. Ecco quanto ascoltato: Nessuno ti chiamerà più Abbandona-ta, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata. Il profeta si rivolge al suo popolo e lo rassicura circa la vicinanza di Dio e lo fa usando una immagine sponsale, l’esperienza più forte che appartiene alla creatura umana. Come gli sposi sono segno di cura e di gioia reciproca, così il Si-gnore si pone accanto ad ogni uomo e donna. In Natale che anche quest’anno ce-lebriamo non ci consegna in tono minore o sottovoce il suo annuncio di gioia, ma torna a significare che il Signore viene a salvarci, che Gesù che nasce è segno che Dio è con noi e per noi, che nelle tribolazioni che attraversano il tessuto sociale e mondiale odierno il Padre non è assente o distratto ma sta lì accanto ad ogni si-tuazione. E se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? recita così la Bibbia in una celebre frase del ricco repertorio di san Paolo. Non ci abbandoni mai questa rocciosa cer-tezza della sua presenza e della sua solidarietà connoi.
Una seconda nota di carattere spirituale la raccolgo dal brano del vangelo di Mat-teo che narra la tormentata vicenda della nascita di Gesù. Maria e Giuseppe sono promessi sposi, si stanno preparando ad una celebrazione normale delle loro noz-ze, ma l’intervento di Dio sconvolge la loro tranquilla routine e il loro sogno di giovani promessi sposi. Maria accoglie il dono della vita quale frutto del suo Sì pronunciato all’annuncio dell’angelo Gabriele, ma questo mette subito in crisi le relazioni tra i due giovani promessi sposi e minaccia una rottura del fidanzamen-to. Serviranno, come abbiamo sentito, le parole rassicuranti ascoltate nel sogno da Giuseppe per evitare una rottura del fidanzamento. Una rottura che comunque Giuseppe stava pensando di fare senza danneggiare Maria accusandola pubbli-camente. Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. In-fatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un fi-glio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati. La docili-tà di Giuseppe e la sua solida formazione religiosa gli consentono di trovare una risposta interiore profonda e una capacità insperata di far fronte ad uno stravol-gimento dei progetti fino a quel momento sognati. Assieme alla sua sposa Maria darà testimonianza costante di abbandono fiducioso agli imprevisti della vita, conservando il dono dell’armonia coniugale illuminata dalla luce della fede. Uso questa travagliata icona biblica per applicarla anche alla situazione attuale che stiamo vivendo, specie nel nostro Paese. Essere uomini e donne impegnati politi-camente e nelle amministrazioni locali è un servizio importante, impegnativo, appassionante. Così anche per tutti coloro che svolgono servizi in rappresentanza e a nome dello Stato. I sogni di partenza, le idealità politiche e valoriali sono la grande base di riferimento poi per il quotidiano dipanarsi dell’azione e delle scelte sul campo. Gli imprevisti sono all’odine del giorno e la realtà stessa ci mette da-vanti situazioni estremamente difficili da affrontare e da risolvere, non da ultimo questa pandemia che davvero sta creando tensioni sociali forti e allargando il cer-chio delle povertà e delle difficoltà. Eventi straordinari si inseriscono in progetti pensati in situazioni normali di vita. La qualità degli uomini e delle donne che si dedicano al servizio degli altri attraverso la politica e l’amministrazione della co-sa pubblica è chiamato ad un surplus di prospettiva e di intelligenza per capire in quale direzione muoversi, quali sentieri sterrati sia necessario aprire e dissodare. Molte persone, la maggioranza dei cittadini ha bisogno di affidarsi a chi ha scelto questa missione e ne ha ottenuto il consenso. Tutti coloro che hanno cariche pub-bliche hanno gravi e importanti responsabilità sociali a cui rispondere. Se oggi siamo qui in questo Tempio della Rotonda è per chiedere anche per noi di sognare e di ricomporre in una direzione forse nuova e diversa i nostri progetti di parten-za. Maria e Giuseppe ci insegnano che l’ascolto comune può ricomporre le rela-zioni e dare impulso nuovo al domani. Non possiamo dividerci in questi momenti, non è lecito dare sfogo a interessi di parte, non vale la pena giocare a massacrare o delegittimare chi sta davanti. Non importa chi egli sia in questo momento, perché il normale ricambio democratico porterà domani ad avvicendamenti altrettanto soggetti a critiche e contestazioni. Ma soprattutto oggi tutti abbiamo il dovere di stare danti alla gente nel segno della solidarietà e del sicuro punto di riferimento. Il servizio alla pace sociale deve essere prevalente rispetto a qualsiasi altro interesse.