COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

«Il Signore su questo monte strapperà il velo che copriva la faccia di molti popoli … eliminerà la morte per sempre … asciugherà le lacrime su ogni volto»
02-11-2019

Questo giorno dedicato alla commemorazione dei defunti ci porta a richiamare alla memoria le tante persone che abbiamo conosciuto e che non sono più con noi, perché hanno già varcato la soglia oscura della morte. E’ una giornata segnata dalla mestizia e dalla nostalgia per quanti non sono più tra noi, mestizia e nostalgia appena alleviate dal gesto di pietà e di affetto della visita alle loro tombe.

Come cristiani però non possiamo limitarci al sentimento di umana pietà verso i defunti. Il ricordarli è senz’altro segno di riconoscenza e di affetto, ma non basta. Nella fede possiamo ancora vivere una comunione profonda con loro: la Pasqua di Cristo infatti ci apre un orizzonte di vita oltre la morte e rende possibile credere che anche coloro che sono morti vivono in Dio.

Come facciamo ogni volta che un nostro fratello viene accompagnato a sepoltura, anche oggi vogliamo lasciarci illuminare dalla fede. Nella prima lettura abbiamo sentito parole molto forti: «Il Signore su questo monte strapperà il velo che copriva la faccia di molti popoli … eliminerà la morte per sempre … asciugherà le lacrime su ogni volto». Non solo l’uomo ma l’intera creazione aspetta di essere liberata dalla corruzione e dalla morte: il Signore Gesù morto e Risorto ci ha donato il suo Spirito perché possiamo avere la speranza di essere liberati dalla morte e di entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

La vita eterna è uno degli articoli della nostra professione di fede: nel Credo infatti diciamo «credo la vita eterna». Tuttavia questa verità di fede oggi rischia di essere trascurata, se non ignorata e disattesa. È importante invece che teniamo viva la consapevolezza che la morte non è l’ultima parola della vita dell’uomo e che al di là di essa ci attende la vita, non un’altra vita ma la vita vera.. Morire allora è una nuova nascita, una nascita da maturare durante l’esistenza terrena. La scena del giudizio finale ci spiega che ci prepareremo a questa nuova nascita attraverso le opere dell’amore. Come dice il Cantico dei Cantici, l’amore è forte come la morte ed ha il potere di sopravvivere alla fine del tempo e delle cose. Chi ha in sé l’amore autentico, ha una scintilla di eterno. Chi ha praticato l’amore verso il prossimo, al momento della morte vedrà schiudersi le porte di quel Regno dove tutto è amore. Chi ha amato ha già iniziato in questa vita a partecipare alla vita eterna perché Dio è amore. L’amore ci rende connaturali con Dio e quindi ci introduce nella sua stessa eternità. Dice S. Ambrogio: «Chi ama già gusta i cieli e la gloria».

La celebrazione di questo giorno dedicato ai defunti non è quindi solo un momento di tristezza e di nostalgia per quanto abbiamo perduto, ma è festa di speranza e di amore. Il ricordo dei nostri defunti ci spinga a vivere nell’attesa, nella preparazione e nella speranza: la morte è un incontro, un banchetto, una rinascita. Viviamo questa attesa nell’amore: ogni atto di carità verso Dio e il prossimo non fa altro che trasformare la nostra umanità fragile e limitata in un anticipo di eternità.