FESTA DELLA SACRA SPINA

Costa di Rovigo
14-10-2018

Il ricordo annuale del dono della reliquia di una spina della corona del Signore è un’occasione preziosa per meditare sulla Passione del Signore e comprendere quanto il Signore Gesù ci ha amato.
Il particolare dell’incoronazione di spine da parte dei soldati romani, riferito dai Vangeli di Matteo, Marco e Giovanni, mette in evidenza un aspetto che rende ancora più atroce la sofferenza di Gesù: non si tratta solo del dolore fisico (le spine che penetrano nella carne, ma anche e soprattutto l’umiliazione morale. Egli viene deriso, sbeffeggiato, umiliato. I soldati romani seguono una triste consuetudine, documentata anche da testimonianze della letteratura antica e da ritrovamenti archeologici: a Gerusalemme è stato nel luogo anticamente denominato “liostrato” (cioè cortile lastricato con pietre) si è trovato inciso il cosiddetto “gioco del re”: una corona a raggiera con una “B” (che stava per “basileus” in greco “re”) accompagnata d auna serie di caselle. Durante la festa romana dei Saturnali si estraeva a sorte un prigioniero e lo si trasformava per una settimana in re da burla prima di giustiziarlo. In questa prospettiva si comprendono meglio quanto i vangeli raccontano circa le torture inflitte a Gesù.
Gesù stesso aveva preannunciato questa umiliazione. Annunciando quello che lo aspettava a Gerusalemme infatti aveva detto ai discepoli: «Ecco noi andiamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno» (Lc. 18,31-32). Non è solo la carne di Cristo che viene straziata, è anche la sua dignità di persona umana che è umiliata e oltraggiata. Oltraggio e derisione appaiono dai segni usati dai soldati: la corono d’oro del re viene sostituita da una corona di spine, la porpora regale da un rozzo mantello di un soldato, lo scettro da una canna palustre. Lo stesso saluto e gli inchini ricalcati sui gesti con cui si omaggiava l’imperatore suonano come uno scherno e un insulto rivolto a un poveretto.
Eppure dietro a questa beffa atroce i Vangeli ci invitano a vedere in controluce un segno glorioso: un segno glorioso: sì, Gesù è umiliato come re da scherzo; ma in realtà egli è il vero sovrano della storia.
Quando alla fine si svelerà la sua regalità egli condannerà tutti i torturatori e gli oppressori e introdurrà nella gloria non solo le vittime ma anche tutti coloro che avranno visitato chi era in carcere, curato i feriti e i sofferenti, sostenuto gli affamati, gli assetati e i perseguitati. Ora, però, il volto trasfigurato apparso sul Tabor è sfigurato; colui che è «l’irradiazione della gloria divina» è oscurato e umiliato; come aveva annunziato Isaia, il Servo messianico del Signore ha il dorso solcato dai flagelli, la barba strappata dalle guance, il viso rigato di sputi. (18) In lui, che è il Dio della gloria, è presente anche la nostra umanità dolente; in lui, che è il Signore della storia, si rivela la vulnerabilità delle creature; in lui che è il Creatore del mondo, si condensa il respiro di dolore di tutti gli esseri viventi.
Venerare le reliquie della passione del Signore, per noi oggi la Sacra Spina, significa allora ricordare insieme con l’umiliazione di Gesù quella che ancora oggi si compie per tanti nostri fratelli e sorelle, la cui dignità viene oltraggiata. Dobbiamo interrogarci su quanto anche noi diventiamo corresponsabili con la violazione della dignità umana quando ci disinteressiamo dei drammi dell’umanità, quando ci chiudiamo a difendere solo il nostro benessere, quando diamo giudizi superficiali sui problemi della giustizia e della solidarietà tra i popoli.
La venerazione per la Sacra Spina ci conduca a nutrire una sensibilità sempre più attenta e sollecita per la difesa della dignità di ogni persona umana e per la solidarietà e la fraternità con ogni essere umano.