GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

«Fa tanto bene vedere consacrati e consacrate anziani, che con occhi luminosi continuano a sorridere, dando speranza ai giovani. Pensiamo a quando abbiamo incontrato sguardi simili e benediciamo Dio per questo. Sono sguardi di speranza, aperti al futuro»
06-02-2022

Questo incontro di preghiera in occasione della Giornata per la Vita Consacrata offre alla nostra Chiesa diocesana l’occasione di ringraziare il Signore per il dono grande dei nostri fratelli e sorelle consacrati attraverso la professione dei consigli evangelici. Il Magistero della Chiesa insegna che la vita consacrata è costitutiva dell’essere della Chiesa: una Diocesi priva di consacrati e consacrate mancherebbe di un elemento essenziale: vale la pena ricordarlo in un momento in cui anche la nostra Diocesi la presenza delle religiose e die religiosi si va impoverendo, per la chiusura di alcune comunità e per l’età sempre più avanzata. Credo che anche per la vita consacrata valga quanto scrivevo l’autunno scorso nella lettera pastorale «Lascerò in mezzo a voi un popolo umile e povero», in particolare vale l’invito a leggere nella fede la situazione di limitazioni e di povertà in cui ci troviamo a vivere. Ho trovato pensieri analoghi anche nell’omelia che Papa Francesco ha tenuto mercoledì scorso nella messa per la Giornata della Vita Consacrata. Rivolgendosi ai consacrati e consacrate a partire dalla figura di Simeone, li invitava ad uno sguardo di fede sulla situazione attuale di difficoltà: «Gli occhi anziani di Simeone, pur affaticati dagli anni, vedono il Signore, vedono la salvezza. E noi? Ognuno può domandarsi: che cosa vedono i nostri occhi? Quale visione abbiamo della vita consacrata? Il mondo spesso la vede come uno “spreco”: “Ma guarda, quel ragazzo così bravo, farsi frate”, o “una ragazza così brava, farsi suora… È uno spreco. Se almeno fosse brutto o brutta… No, sono bravi, è uno spreco”. Così pensiamo noi. Il mondo la vede forse come una realtà del passato, qualcosa di inutile. Ma noi, comunità cristiana, religiose e religiosi, che cosa vediamo? Siamo rivolti con gli occhi all’indietro, nostalgici di ciò che non c’è più o siamo capaci di uno sguardo di fede lungimirante, proiettato dentro e oltre? Avere la saggezza del guardare – questa la dà lo Spirito –: guardare bene, misurare bene le distanze, capire le realtà. A me fa tanto bene vedere consacrati e consacrate anziani, che con occhi luminosi continuano a sorridere, dando speranza ai giovani. Pensiamo a quando abbiamo incontrato sguardi simili e benediciamo Dio per questo. Sono sguardi di speranza, aperti al futuro».

Collego questo invito del Papa ad altre considerazioni che traggo da un articolo apparso sull’ultimo numero di Civiltà Cattolica (V. Codina, La vita religiosa dal caos al «kairòs», in La Civiltà Cattolica 2022/I pp. 167-179). La saggezza del guardare, di cui parla il Papa, ci fa scoprire che lo Spirito chiude delle porte, ma ce ne apre delle altre: «Lo Spirito Santo ci chiude le porte di una vita religiosa numerosa, potente, forte di elite, autosufficiente e autoreferenziale, ma forse ci apre quelle di un altro stile di vita religiosa più evangelico e povero, più conforme ai segni dei tempi odierni» (ibidem p. 174).

La situazione attuale, che non tocca un singolo istituto o una forma particolare di consacrazione, ma, almeno in occidente, è generalizzata, ci riporta alla piccolezza e alla minorità delle origini: «Alle origini di ogni nuova comunità religiosa, al momento della sua fondazione, ci sono pochi membri poveri, deboli, sconosciuti che si autodefiniscono piccoli: fratelli minori, minimi, minima compagnia, piccoli fratelli e sorelle ecc. Con gli anni questa piccolezza spesso si è trasformata in grandezza e in ostentazione. (…) Oggi le circostanze ci riportano alla minorità delle origini: siamo pochi, deboli e poveri, non abbiamo un futuro assicurato, come non l’hanno neppure i poveri. Non possiamo offrire alle giovani vocazioni sicurezza e complete garanzie: possiamo promettere loro una grande avventura evangelica, aperta al futuro e al soffio dello Spirito. Ci tocca vivere la piccolezza del granello di senape e del lievito (cfr Mt. 13,31-33), seguire un Gesù che non ha dove posare il capo (cfr Lc.9,58). La vita religiosa non è un privilegio, ma è un’avventura emozionante, un rischio evangelico, aperto alla novità dello Spirito Santo. Il nostro aiuto ci viene dal Signore e dalla presenza dello Spirito Santo» (ibidem p. 176).

Potremmo dire, in base a queste considerazioni, che anche la vita consacrata ha davanti a sé un cammino di discernimento da condividere con tutta la comunità cristiana nello stile sinodale a cui ci invita Papa Francesco.

Anche nella nostra Diocesi abbiamo avviato questo cammino e vi invito a prendervi parte sia come comunità ma anche coinvolgendo le persone che vi sono vicine e condividono le vostre attività apostoliche o con cui comunque siete in contatto. Cerchiamo di non lasciar cadere questa occasione di aiutarci insieme ad ascoltare quello che lo Spirito vuol dire alla nostra Chiesa in questo tempo terribilmente difficile ma anche carico di attese e di possibilità evangeliche.

Rovigo, Duomo-Concattedrale, domenica 6 febbraio 2022