MESSA CRISMALE

Nel nostro nome “cristiani” è presente il mistero dell’olio
14-05-2021

«Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione»: questa affermazione del libro di Isaia, letta da Gesù nella sinagoga di Nazareth all’inizio del suo ministero pubblico, ci porta al cuore di questa celebrazione. Siamo qui riuniti per ringraziare e lodare il Signore per averci consacrati con il dono dello Spirito Santo. L’unzione spirituale infatti è all’origine della nostra identità e della nostra missione di cristiani, come singoli ma ancora di più come comunità.

La benedizione degli oli per il sacramento del battesimo e dell’unzione dei malati e la consacrazione del crisma ci ricordano che è l’azione di Dio che ci raggiunge attraverso i sacramenti a fare di noi il popolo santo di Dio, la sua Chiesa.

Come ebbe a spiegare Papa Benedetto XVI nell’omelia per la Messa crismale del 2010, l’olio ha un significato molto importante: «È nutrimento, è medicina, dà bellezza, allena per la lotta e dona vigore. I re e i sacerdoti vengono unti con olio, che così è segno di dignità e di responsabilità, come anche della forza che viene da Dio. Nel nostro nome “cristiani” è presente il mistero dell’olio. La parola “cristiani”, infatti, con cui i discepoli di Cristo vengono chiamati già all’inizio della Chiesa proveniente dai pagani, deriva dalla parola “Cristo” (cfr At 11,20-21) – traduzione greca della parola “Messia”, che significa “Unto”. Essere cristiani vuol dire: provenire da Cristo, appartenere a Cristo, all’Unto di Dio, a Colui al quale Dio ha donato la regalità e il sacerdozio. Significa appartenere a Colui che Dio stesso ha unto – non con un olio materiale, ma con Colui che è rappresentato dall’olio: con il suo Santo Spirito. L’olio di oliva è così in modo del tutto particolare simbolo della compenetrazione dell’Uomo Gesù da parte dello Spirito Santo».

Sono convinto che sia molto importante per noi approfondire attraverso questa celebrazione il mistero dell’unzione spirituale che sta a fondamento del nostro essere Chiesa. Lo è soprattutto in questo momento in cui, a causa dello sconvolgimento prodotto dalla pandemia, anche la nostra Chiesa diocesana soffre di una condizione che possiamo paragonare ad una «paralisi»: le nostre iniziative consuete, infatti, sono sospese o fortemente limitate; la paura del contagio tiene lontano le persone (non solo i più fragili come gli anziani, ma anche adulti e giovani); ci abituiamo a vivere chiusi in noi stessi e lontani dagli altri. E’ come se ci fossimo rattrappiti, rallentati, ritirati: questo fatto prevalentemente fisico rischia di diventare anche spirituale. Per questo non basta aspettare che il contagio finisca e ci venga permesso di tornare a fare quello che facevamo fino a un anno fa, occorre invece che reagiamo in modo attivo, combattendo la pigrizia e il ripiegamento e costruendo insieme una strada da percorrere insieme per essere fedeli al Signore e al suo Vangelo. Analogamente a quanto devono fare i malati dopo essere guariti dal covid, dobbiamo come Chiesa intraprendere un percorso di «riabilitazione», per riprendere la capacità di camminare insieme. Preciso che non si tratta semplicemente di ritornare a quanto facevamo prima, ma piuttosto di metterci nelle condizioni di fare quel cammino di rinnovamento ecclesiale che avevamo abbozzato negli ultimi anni. Ora questo rinnovamento è ancora più urgente se vogliamo che il Vangelo incontri le tante domande che la vicenda della pandemia ha suscitato nelle persone di ogni età. E’ mia intenzione nei prossimi mesi mettere a tema proprio il percorso per maturare assieme qualche scelta che rigeneri la nostra vita ecclesiale.

Da dove partire allora per riprendere vita e ridare movimento alle articolazioni del corpo ecclesiale? La Messa crismale ci indirizza a ripartire dalla consacrazione dello Spirito: non siamo noi che edifichiamo la Chiesa secondo i nostri progetti e i nostri gusti. E’ lo Spirito che ci edifica come «tempio santo di Dio» e fa di noi un «popolo sacerdotale», chiamato a testimoniare nel mondo l’amore di Dio. E’ lo Spirito che dona alla Chiesa la «forma» di Cristo, servendosi anche delle prove e delle tribolazioni. E’ da qui che dobbiamo ripartire, lasciandoci modellare dall’unzione spirituale con cui il Signore ci raggiunge nei sacramenti.

La pandemia ha messo in luce in particolare l’importanza delle relazioni: il virus costringendoci a distanziarci ci ha fatto prendere coscienza della necessità di costruire relazioni vere e profonde. Non solo la società, ma anche la Chiesa ha bisogno di rigenerarsi a partire dalle relazioni per poter offrire in modo credibile l’annuncio del Vangelo. Noi sappiamo che le relazioni nella Chiesa non nascono dall’iniziativa degli uomini, ma hanno origine e si strutturano attraverso lo Spirito che opera nell’organismo sacramentale, visibilmente rappresentato dall’unzione con i santi olii che tra poco verranno benedetti e consacrati.

Perché la nostra Chiesa si rimetta in cammino fondamentale è la relazione che lega i ministri ordinati (vescovo, presbiteri e diaconi) con tutti i fedeli: una relazione che deve nutrirsi della comune radice battesimale e della reciproca ordinazione del sacerdozio comune, proprio di tutti i battezzati, e del sacerdozio ministeriale, che scaturisce dall’Ordine Sacro. Il rinnovo degli impegni presi il giorno dell’ordinazione da parte del Vescovo e dei presbiteri ci richiama a lasciarci guidare dallo Spirito per uscire dal torpore e dal rattrappimento in cui anche questa relazione è caduta in questo tempo difficile. Riscopriamo la bellezza di condividere ciascuno con il proprio carisma la vita cristiana e di costruire insieme il corpo di Cristo che è la Chiesa.

E’ in questo contesto che questa sera desideriamo ringraziare il Signore per i nostri fratelli presbiteri che ricordano i giubilei sacerdotali:

60° di ordinazione: don Nazareno Merlo;

50° di ordinazione: S. E. mons. Giampaolo Crepaldi, mons. Giordano Caberletti, don Adriano Schiavo, don Giuliano Zattarin;

25° di ordinazione: dom Luca M. Boldrin e dom Roberto M. Nardin dei Monaci Olivetani di Lendinara

Il Signore ricompensi loro e tutti i presbiteri e i diaconi delle fatiche e delle difficoltà incontrate nel ministero e conceda loro al grazia di poter continuare a lungo a servire con generosità e gioia i fratelli nella Santa Chiesa di Dio.