PELLEGRINAGGIO DIOCESANO ALLA BASILICA DI SANT’ANTONIO

«Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione»
03-06-2022

«Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione». Queste parole di San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi possono essere applicate anche a Sant’Antonio da Padova: egli si è dedicato con tutte le sue forze alla predicazione non per vanagloria o per fare sfoggio della sua cultura e della sua eloquenza, ma perché sentiva dentro di sé la chiamata a trasmettere a tutti quella parola di riconciliazione che egli stesso aveva ricevuto e che era diventata per lui sorgente di vita.

La predicazione del nostro Santo ebbe frutti straordinari non solo per i singoli, ma anche per la società del tempo. È significativo quanto le cronache narrano circa la predicazione tenuta a Padova durante la Quaresima del 1231, al termine ormai della sua vita. Si tramanda che portò pace dentro una città bellicosa, divisa, dalle molte ingiustizie. Non è genere letterario, avvenne proprio così, la mediazione di Antonio riuscì davvero. Egli si mise in mezzo al malessere umano che coinvolgeva la comunità che lo ospitava, sentendosi un po’ di Dio e un po’ dell’uomo, moralmente obbligato a farsi ponte, a esporsi senza tatticismi e patti segreti, ponendosi come specchio del dolore di molti, e anche specchio critico dello stesso padre di ogni dolore, il peccato.

Il suo esempio può esserci di grande aiuto per capire quale debba essere il nostro compito di cristiani in questo tempo di guerra che stiamo vivendo, in una società divisa da molti conflitti più o meno scoperti. Mi sembra che la chiave per capire l’opera di Sant’Antonio sia proprio nella sua capacità di «stare in mezzo» rivolgendo a tutti la parola del Vangelo. E lui stesso a dircelo nei suoi Sermoni. Commentando l’apparizione di Gesù ai discepoli la sera di Pasqua e in particolare il saluto «Pace a voi», il nostro Santo mette in evidenza come Gesù si ferma in mezzo ai discepoli e la pace da lui portata scaturisce proprio da questo «stare in mezzo». Da qui l’esortazione ai cristiani che vogliono la pace: «Fermati dunque nel mezzo e avrai la pace con il prossimo. Se non starai nel mezzo non potrai avere la pace. Infatti nella “circonferenza” non c’è né pace né tranquillità, ma piuttosto il movimento e la volubilità» (Sermone per l’Ottava di Pasqua).

Ritroviamo lo stesso tema in un altro sermone, in cui è sottolineato come Cristo ha riconciliato l’uomo con Dio mettendosi in mezzo a loro: «Dio con la spada della pena, l’uomo con la spada della colpa. Nessuno fu in grado di ricomporre questa lite. Venne Cristo, che è imparentato con entrambi perché Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, e si pose tra loro e li trattenne» (Sermone per la Domenica XIII dopo Pentecoste).

«Stare in mezzo» vuol dire non fuggire dai conflitti, ma starci dentro non prendendo parte per l’uno o per l’altro dei contendenti ma per trattenere la loro violenza, prenderli per mano, far scoprire loro che sono «imparentati». La pace infatti nasce dalla consapevolezza che non ci sono nemici (a questo proposito molto bella l’affermazione di ieri del Presidente della Repubblica «L’Italia non ha nemici»), ma che ogni uomo è un fratello. È un tema caro a San Francesco e Sant’Antonio senz’altro lo ha fatto proprio. Dall’esperienza di un Dio che è Padre nasce infatti anche la fraternità universale tra tutti gli esseri umani. Per questo la violenza e la guerra sono «sacrileghe» (è un’espressione recente di Papa Francesco): non sono solo un’offesa agli altri uomini ma anche e soprattutto a Dio perché negano la fraternità che scaturisce dalla sua paternità.

Nel momento tragico che l’umanità sta vivendo, non è inutile ricordare queste semplici verità: ci aiutano a non abituarci alla logica della guerra, a non fare nostro lo «schema di Caino», ma a ricordare che anche a noi è stata affidata la «parola della riconciliazione». A questa parola dobbiamo innanzitutto credere per poterla dire poi in modo credibile. È questa parola che fa di noi non soltanto dei «pacifisti», coloro che parlano di pace, ma dei «pacificatori», cioè dei costruttori di pace. Sant’Antonio interceda per l’umanità e ottenga per il mondo devastato dalla guerra, la grazia di aprire sentieri di pace e di fraternità.