PRECISAZIONI DI MONS. PAVANELLO DOPO LA FINE DELLO STATO DI EMERGENZA

Necessario mantendere un atteggiamento di prudenza
02-04-2022

Con la fine dello stato di emergenza è venuto meno a partire del 1° aprile 2022 il protocollo dell’8 maggio 2020 che disciplinava le celebrazioni liturgiche.

Alle indicazioni contenute nella lettera della Presidenza della CEI del 25 marzo scorso, già trasmessa a tutti i sacerdoti, mi sembra utile aggiungere qualche altra precisazione.

 

  1. Pur venendo meno l’obbligo di distanziamento interpersonale di un metro, è necessario evitare assembramenti in occasione delle celebrazioni liturgiche, sia nelle chiese che all’aperto, soprattutto all’entrata e all’uscita. A tal fine è bene continuare il servizio di accoglienza attivato in questi due anni.

 

  1. Rimane ancora l’obbligo di portare la mascherina (consigliata la FFP2) sia all’interno delle chiese e degli altri ambienti chiusi) sia all’esterno quando non è garantito un adeguato distanziamento (è il caso ad esempio delle processioni).

 

  1. Per quanto riguarda la celebrazione della Messa:
  • la raccolta delle offerte venga riportata al momento dell’offertorio
  • là dove è possibile, per la distribuzione della comunione si torni alla modalità tradizionale dei fedeli che si accostano al sacerdote (o al ministro) mettendosi in fila. Anche se la Lettera della Presidenza della CEI non esclude più la possibilità di dare la comunione in bocca, per evitare un possibile contagio si continui a dare la comunione sulla mano. Analogamente si continui a curare l’igienizzazione delle mani.

 

  1. Per quanto riguarda il sacramento della penitenza, si continui a celebrarlo in spazi aperti e aerati. Pertanto non si usino i confessionali chiusi, che, stante la circolazione ancora forte del virus, non danno adeguate garanzie di sicurezza.

 

 

  1. Relativamente all’accompagnamento della salma al cimitero e alla benedizione della tomba, con la fine dello stato di emergenza sono venute meno le motivazioni di carattere sanitario che consigliavano di concludere la celebrazione delle esequie alla porta della chiesa. Pertanto è possibile tornare alla prassi precedente la pandemia.

Premesso che sarà necessario fare una riflessione di carattere teologico e pastorale sulla celebrazione delle esequie e sull’accompagnamento delle persone e delle famiglie in occasione della morte di un familiare, relativamente al rito delle esequie, osservo che da un lato, da un punto di vista pastorale, viene fatta presente l’opportunità di accompagnare il delicato momento della sepoltura con la presenza di un sacerdote (o diacono) e con una preghiera, dall’altro per la diminuzione dei sacerdoti in molte situazioni diventa sempre più difficile poter essere presenti anche al cimitero dopo la celebrazione in chiesa. E’ stato osservato poi che, mancando chi curi la preghiera, nel momento della sepoltura potrebbero essere introdotte altre consuetudini estranee al rito religioso (come quella di far ascoltare musiche e canti profani, come sta già accadendo).

Nella prospettiva di un futuro in cui i sacerdoti saranno sempre meno e con un carico più grande di lavoro, ritengo innanzitutto utile cominciare a formare qualche laico/laica che svolga il servizio della preghiera al cimitero.

Autorizzo poi, là dove se ne vada la necessità, considerate le condizioni locali, a continuare la prassi seguita in questi due anni, ovvero di concludere la celebrazione delle esequie alla porta della chiesa. In ogni caso è bene che le decisioni vengano condivise nella vicaria, o almeno tra parrocchie vicine.

 

Rovigo, 2 aprile 2022

+Pierantonio Pavanello