Solennità del Sacro Cuore di Gesù

Giornata di santificazione del clero
08-06-2018

La Solennità del Sacro Cuore di Gesù non ha un carattere meramente devozionale, ma si radica nella rivelazione biblica del volto di Dio: essa ci riporta al cuore della fede cristiana, all’identità profonda del Dio adorato e venerato dai discepoli di Gesù.

Tutte e tre le letture che abbiamo ascoltato ci parlano di un Dio che è amore. Il brano di Osea ci mostra un Dio che è allo stesso tempo padre e madre. L’amore paterno e materno di Yhwh costituisce la struttura portante dell’Alleanza che lo lega a Israele, il suo popolo. Egli è alleato, egli è amore che stringe e mantiene un patto. Egli investe in questa alleanza tutta la sua capacità decisionale e la propria volontà (= cuore), sostenuto dall’amore passionale e impulsivo tipico della madre. L’amore oblativo (cioè che si dona) è l’unica realtà che lo muove. Il “cuore” è la cifra che lo riassume e lo descrive al meglio. Il cuore di Yhwh è il suo amore a fondo perduto, che recupera al bene il partner che si perde per sentieri interrotti. Potremmo dire che Yhwh è tutto “cuore”.

Nel brano della lettera agli Efesini, Paolo esprime il suo stupore davanti a quanto egli ha potuto conoscere del mistero di Dio: Cristo sceglie di abitare nei cuori dei fedeli in un dialogo supremo di amore e di vita. Attraverso questo dialogo è possibile al discepolo scoprire l’universo di amore che il cuore di Dio racchiude.

Infine Giovanni ci mostra il cuore squarciato di Gesù sulla croce come la sorgente da cui zampilla per l’umanità la redenzione e la salvezza. A quel cuore siamo invitati a volgere lo sguardo della fede, cioè l’adesione dell’amore e della vita, come suggerisce la citazione del profeta Zaccaria: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

C’è un’unica risposta al mistero d’amore che contempliamo nel Cuore di Gesù: è la decisione di diventare sempre più santi come lui è Santo. Questa del resto è la vocazione di ogni cristiano, come ci ha ricordato recentemente Papa Francesco nell’Esortazione apostolica «Gaudete et exultate»: è una vocazione a cui rispondiamo non solo come singoli, ma insieme come comunità, come popolo- Scrive Papa Francesco nella citata esortazione apostolica: «La santificazione è un cammino comunitario ….» (n. 141). «La comunità è chiamata a creare “quello spazio teologale in cui si può sperimentare la mistica presenza del Signore Risorto”. Condividere la parola e celebrare insieme l’Eucaristia ci rende più fratelli e ci trasforma via via in comunità santa e missionaria» (n. 142).

E’ in questo contesto che vogliamo vivere questa sera la comune intenzione di preghiera «per la santificazione del clero» nella consapevolezza che i ministri ordinati – vescovo, presbiteri e diaconi – non diventano santi solo per il loro impegno di conversione ma anche per l’aiuto e il sostegno di tutta la comunità che sono chiamati a servire.

Se tutti i fedeli sono chiamati alla santità in forza del battesimo, per i ministri ordinati c’è una ulteriore, specifica chiamata alla santità fondata sul sacramento dell’Ordine. E’ una santità plasmata sugli atteggiamenti e comportamenti propri di Cristo Capo, Pastore e Servo della Chiesa, che si riassumono nella sua carità pastorale. I ministri della Chiesa pertanto devono cercare la loro santificazione coltivando lo spirito di servizio al popolo di Dio, rifuggendo da ogni pretesa e desiderio di «spadroneggiare» sul gregge loro affidato. Il servizio porta a vivere nei confronti della comunità cristiana l’amore di Cristo Sposo nei riguardi della Chiesa sposa.

La Chiesa ha bisogno di ministri, di pastori, ma non ministri e pastori qualsiasi: c’è bisogno di vescovi, preti e diaconi che ogni giorno, pur riconoscendo le proprie debolezze e fragilità, tendono a farsi santi. Il primo e fondamentale servizio dei ministri ordinati è il dono di una vita santa, santa perché spesa nel ministero e dedicata a costruire una comunione sempre più profonda tra gli uomini e Dio.

Vorrei sottolineare un aspetto della santificazione dei ministri ordinati particolarmente legato al tempo che stiamo vivendo: accogliere con pazienza e creatività le sfide di cambiamento e di rinnovamento che la situazione attuale ci impone. Ogni cambiamento costa fatica e fa sorgere in noi resistenze e disagi: affrontarlo mettendoci in gioco e cercando anche in quello che ci sconcerta e ci disturba un disegno di Dio è una via quanto mai importante di santificazione personale e comunitaria.

Nella santificazione dei ministri ordinati ha un ruolo importante anche la comunità dei fedeli, non solo per la preghiera e l’intercessione (e a questo proposito: voi fedeli pregate per i vostri preti?). ma anche per la testimonianza, l’incoraggiamento, la correzione fraterna, se dovesse essere necessaria.

Guardando al Cuore di Gesù, chiediamo tutti, fedeli e ministri ordinati, la grazia di aiutarci reciprocamente a diventare santi come è Santo il nostro Dio: solo così diventeremo Popolo Santo di Dio che con la sua vita rende presente nel mondo il mistero d’amore della SS. Trinità.