Esequie di don Daniele Peretto

19-06-2018

Don Daniele mi ha sempre colpito per il sorriso con cui mi accoglieva ogni volta che avevo occasione di salutarlo, anche l’ultima volta che gli ho fatto visita in Ospedale. Quel sorriso lasciava trasparire un animo buono e generoso, sereno anche in mezzo alle sofferenze e alle fatiche della vecchiaia.
Don Daniele è andato incontro alla morte con serenità: lui ha fatto sue le parole del Vangelo «chiunque vede il Figlio e crede in lui ha la vita eterna e lo risusciterò nell’ultimo giorno». Con l’Apostolo Paolo anche lui ha coltivato la certezza che «se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui».
Scrive nel suo testamento spirituale, datato 4 giugno 2014: «Sempre, ma in modo particolare in questo momento, sento vivissimo il desiderio e il bisogno di ringraziare il Signore. Il suo amore nei miei confronti è stato sempre comprensione e pazienza, tolleranza e misericordia. Questo mi fa guardare avanti – anche al momento ultimo – con cuore sereno e con la forza di chiedere al Signore che si prenda la mia anima come si separerà del corpo. Sento di vivere questo momento della mia vita in comunione di fede e, di conseguenza, di obbedienza alla Chiesa ed in sincera e affettuosa unione al Papa e al mio Vescovo, come ritengo di avere sempre fatto. Amo la Chiesa e sempre mi sono impegnato ad amarla e servirla con dedizione. Vedo, ora, in modo particolare che ogni esperienza ha evidenziato, con sempre maggiore determinazione, la presenza nei miei confronti della misericordia di Dio».
In 64 anni di vita sacerdotale – era stato ordinato a Rovigo il 27 giugno 1954 – aveva svolto molteplici incarichi. Nel testamento spirituale annota: «Il Signore mi ha portato a fare varie esperienze: la parrocchia l’ho trovata la più bella e la più completa». In realtà don Daniele ha svolto il ministero in una parrocchia solo per un paio di anni a Roverdicré nei primi anni ’60 come vicario e poi a San Francesco come collaboratore pastorale. Tuttavia egli poté svolgere una sua “cura d’anime” in questo Tempio della Rotonda di cui fu Rettore per quasi trent’anni, dal 1984 al 2013, esercitando il ministero della confessione e della direzione spirituale. Allo stesso tempo però svolgeva anche altri compiti, di natura assai diversa tra loro: assistente di varie associazioni laicali ma anche amministratore – oculato – del settimanale diocesano. Questa varietà di impegni deve averlo messo alla prova, come si intuisce dal suo testamento spirituale, ma allo stesso tempo gli permise di sperimentare l’aiuto del Signore: «Talvolta sono stato chiamato ad impegnarmi in un lavoro pastorale non pienamente conforme alle me naturali attitudini, ma in questi momenti ho conosciuto la preziosa presenza di grazia del Signore».
Sono annotazioni semplici che ci fanno intuire il segreto di quel sorriso che don Daniele dispensava con naturalezza: egli trasmetteva agli altri la pace e la serenità che gli venivano dalla sua fede, piena di confidenza nel Signore. Il suo esempio e il suo insegnamento anche noi aiutino a vivere con la stessa fede