Storia della Diocesi

Cenni storici della Diocesi di Adria-Rovigo
Può essere suggestivo immaginare che S. Apollinare, Vescovo di Ravenna, sul finire del secolo II, portando il Vangelo ai nostri avi, abbia fondato la Chiesa Adriese, ma storicamente nessun documento lo conferma. Certo è che fin dagli albori la Diocesi di Adria ha gravitato nell’area dell’esarcato ravennate, cui era congiunta dalla Via Romea e dalle facili comunicazioni marittime e fluviali. Non c’è data sicura per gli inizi della diocesi Adriese. Lungamente si prestò fede al privilegio di Valentiniano III (419-455) che, dichiarando Metropolita di Ravenna il leggendario Giovanni Angeloptes, gli concedeva pure la giurisdizione su 14 chiese suffraganee tra le quali Adria. Il Baronio negli “Annales ad annum 432” dimostrò la falsità del documento, composto tra il VII e l’VIII secolo.

Il primo documento che offre una data sicura è costituito dagli atti del Concilio Lateranense tenuto sotto il Pontificato di Martino I dal 5 al 30 ottobre 649: partecipano e vi si sottoscrivono 105 Vescovi, tra essi Gallionistus, o Gallinostius, Hadrianensis Episcopus. Il terzo Vescovo è Bono: il suo nome si legge nell’iscrizione del Fonte battesimale a S. Maria della Tomba in Adria. Il tipo di scrittura, a caratteri latini e greci frammisti, fa risalire al VII-VIII secolo. Pure alla stessa epoca, e per gli stessi motivi, viene collocato il quarto Vescovo, Giovanni I: il suo nome si legge nell’antichissima iscrizione del battistero di San Giovanni, attualmente murata nell’architrave della porta sinistra in facciata alla Chiesa di S. Maria della Tomba. Da questo momento la Chiesa Adriese entra nella storia appoggiata a documenti criticamenti sicuri. I suoi vescovi sono presenti ai Sinodi ravennati e la loro presenza è sempre eminente e vivace. Col diploma di Papa Nicolò III (14.3.863) al Vescovo Leone inizia quello che alcuni storici chiamano il Feudo vescovile: alla giurisdizione spirituale si aggiunge il potere temporale. Si parte con la concessione della Contea di Gavello e si continua con l’acquisizione di altri beni, altre terre, altri diritti. Con la Bolla dell’11.6.920 di Papa Giovanni X fa capolino Rovigo. Il Vescovo Paolo, profugo da Adria, forse per la paura dei barbari che premevano sul Brenta, e per le ricorrenti alluvioni che ne hanno diroccata la chiesa, riceve dal papa in feudo la “Curtem Bonevigo quae vocatur Rodige” e insieme l’autorizzazione a costruire un Castello di difesa. Da quasi dieci secoli si discute su questo documento che di sicuro non trasferisce la sede vescovile a Rovigo. Il potere temporale dei Vescovi viene eroso un po’ alla volta dai potenti vicini e cessa attorno al 1200 con l’avvento degli Estensi. Si sono poi succeduti nel potere temporale, oltre agli Estensi, i Carraresi, i Veneziani, i Francesi, gli Austriaci.

La diocesi subì nei secoli varie ristrutturazioni di confini. Con decreto del Senato veneto del 7 settembre 1792, in seguito alla soppressione della Abbazia della Vangadizza, dodici parrocchie soggette alla giurisdizione abbaziale furono aggregate alla Diocesi di Adria: Badia (S. Giovanni Battista), Baruchella, Salvaterra, Crocetta, Villafora, Rasa, Barbuglio, Saguedo, Cavazzana, S. Martino di Venezze, Borsea e Fratta.
Successivamente, con le Bolle di Pio VII De salute dominici gregis (1 maggio 1818) e Cum nos gravibus (9 marzo 1819) ci fu il definitivo riassetto dei confini diocesani: Crespino e S. Apollinare dalla giurisdizione di Ravenna passarono alla Diocesi di Adria, mentre le Parrocchie dell’oltre Po (Cornacervina, Rero con Finale, Guarda Ferrarese, Ro, Ruina, Zocca, Serravalle e Mesola), che ab antiquo dipendevano da Adria, confluirono nella Diocesi di Ferrara; Barbona – oltre l’Adige – fu aggregata alla diocesi di Padova; dalla giurisdizione Vescovile di Ferrara confluirono nella Diocesi di Adria: Melara, Bergantino, Bariano con San Pietro, Massa, Ceneselli, Calto, Ficarolo, Gaiba, Stienta, Gurzone, S. Maria Maddalena, Canaro, Fiesso, Trecento, Pissatola, Sariano, Salara, Bagnolo, Zelo, Occhiobello. Rimasero invariati, come oggi, i confini con la diocesi di Chioggia. Nel 1819 la Diocesi di Adria contava 150.000 anime e 78 Parrocchie.
In seguito ad un riassetto delle diocesi italiane il nome venne mutato nel 1986 in quello di Adria-Rovigo, riconoscendo la città capoluogo di provincia e ormai sede abituale del Vescovo. Una Bolla del pontefice Giovanni Paolo II erigeva il Duomo di S. Stefano in Rovigo P.M. a “Chiesa Concattedrale”.

Attualmente le parrocchie della Diocesi sono 109 per un totale di circa 204.000 abitanti, distribuiti su 1.193 kmq.


Per approfondire:

Diocesi di Adria – Rovigo / Filiberto Agostini… [et al.] ; a cura di Gianpaolo Romanato. – [Venezia] : Giunta regionale del Veneto ; Padova : Gregoriana libreria editrice, 2001, (Storia religiosa del Veneto; 9)
Ughelli, Italia Sacra, Venezia 1717
C. Silvestri, Istorica descrizione delle Paludi Adriane
A. Speroni, Adriensium Episcoporum series, Padova 1788
F.A. Bocchi, Della Sede Episcopale di Adria Veneta, Adria 1858
B. Gams, Series Episcoporum Eclesiae Catholicae, Ratisbona 1873
K. Eubel, Hierarchia Catholica, Munster 1913
A. Samaritani, I Vescovi di Comacchio, Tip. Antoniana, Padova 1961
A. Simonini, La Chiesa Ravennate, Monte di Ravenna 1966
A. Gabrielli, Comunita e chiese nella diocesi di Adria-Rovigo, Roma 1993