Pasqua 2025. Messaggio del Vescovo Pierantonio

La risurrezione di Gesù è l’evento che cambia radicalmente la prospettiva della nostra esistenza: senza di essa saremmo condannati a vivere nella schiavitù del peccato e della morte, privi di ogni speranza.

Tra i tanti modi di spiegare il significato della Pasqua ne ricordo uno legato ad un apologo molto efficace. Immaginate di vedere uno stormo di uccelli che si trovano ad essere prigionieri di una gabbia coperta da una rete. Il loro desiderio è quello di uscire e poter volare liberi nel cielo, ma ogni loro tentativo si infrange contro la rete. Sembra che per loro non vi sia alcuna possibilità di uscire e conquistare la libertà: appaiono condannati senza speranza. All’improvviso però uno di loro riesce a lacerare la rete e ad aprire un varco: tutti lo seguono e si ritrovano finalmente a volare liberi nel cielo azzurro. Come è facile comprendere, lo stormo rappresenta l’umanità oppressa dalla cappa del peccato e della morte; l’uccello che rompe la rete rappresenta il Cristo Crocifisso e risorto che spezza le catene del peccato e della morte e apre ad ogni essere umano, che decide di seguirlo, la via per una vita nuova.
La risurrezione di Gesù è l’evento che cambia radicalmente la prospettiva della nostra esistenza: senza di essa saremmo condannati a vivere nella schiavitù del peccato e della morte, privi di ogni speranza. Se Gesù è risorto c’è un varco attraverso il quale anche noi possiamo passare per raggiungere la libertà.
Noi facciamo fatica a comprendere che cos’è la risurrezione: conosciamo il rinvenire di un uomo da uno svenimento, conosciamo il risveglio dal sonno, conosciamo casi di rianimazione, conosciamo anche casi di ritorno dalla cosiddetta morte clinica che non è una vera morte, ma la risurrezione di Gesù è qualcosa di completamente diverso: è la vittoria sulla morte. Un cadavere rianimato torna a vivere, ma di una vita che dovrà finire con la morte. Gesù risorto invece non muore più: «la morte non ha più potere su di lui» (Romani 6,9). Gesù è vivo perché anche noi possiamo vivere una vita «altra», non più condannata a subire il peccato e la morte. Gesù, con la sua morte e risurrezione, ci libera da ciò che lega e distrugge la nostra vita: la paura, l’egoismo, la colpa e, in definitiva, la morte. Questa vita «altra», che nel Credo professiamo come «vita eterna» non comincia solo dopo la nostra morte, ma inizia quando lasciamo che Gesù entri nello spazio della nostra vita attraverso la porta della fede. Allora non abbiamo nulla più da temere, allora possiamo dire con San Paolo «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Galati 2,20).
In un momento buio della storia dell’umanità, celebrare la Pasqua vuol dire immergerci in questa novità inaudita per attingere quella speranza di cui abbiamo bisogno come il pane. Cristo risorto infatti è la nostra speranza, quella speranza che non delude (Romani 5,5). Il mio augurio è che ognuno esca dall’indifferenza, dal torpore e dalla rassegnazione per lasciarsi toccare della Pasqua di Cristo: ne abbiamo tutti bisogno per non soccombere e per trovare la forza di reagire alla forza inaudita della violenza e del terrore.
Il mio pensiero va in particolare ai più deboli e poveri: a chi è provato dalla malattia, a chi è anziano, a chi non sa come sostentare se stesso e i propri cari. La Pasqua aiuti tutti a trovare nuove ragioni di vita e di speranza!