MESSAGGIO PER IL NATALE 2025

La nascita di Gesù non è una favola da raccontare ai bambini, è un evento che dà un senso nuovo alla nostra vita e alla storia dell’umanità.

Celebrare il Natale ci appare qualcosa di semplice, che ci riporta ai ricordi dell’infanzia, quando bambini ci stupivamo davanti alle statuine del presepio e attendevamo con trepidazione i doni che trovavamo sotto l’albero. Il vero significato del Natale però è molto più profondo e per essere vissuto chiede un percorso di fede: è legato infatti al cuore della fede cristiana che consiste nell’incarnazione del Figlio di Dio. La nascita di Gesù non è una bella favola da raccontare ai bambini, è un evento che dà un senso nuovo alla nostra vita e alla storia dell’umanità. Per fare un vero Natale allora abbiamo bisogno di accogliere questo evento e di comprenderne il valore unico e irripetibile: il Bambino nato da Maria è Dio come il Padre, in lui ci viene offerta la salvezza di Dio.

Al nostro tempo la figura di Gesù di Nazareth è generalmente apprezzata, anche il suo messaggio di amore e di fratellanza non viene contestato. Ciò che fa difficoltà non è tanto la sua umanità, ma la sua divinità. Non è difficile vedere in lui un esempio positivo, un maestro o un profeta, mentre risulta ostico ai più credere che l’uomo Gesù sia il Figlio di Dio, Colui in cui si fa presente la pienezza della divinità. Del resto fin dai primi secoli della cristianità è stato questo il passaggio discriminante per tutti i discepoli di Gesù: la prima grande eresia, l’eresia ariana, è consistita proprio nel mettere in dubbio la divinità di Gesù. Ad essa la Chiesa ha reagito con il Concilio di Nicea, di cui abbiamo celebrato da poco i 1700 anni, per il quale Gesù è Dio come il Padre («della stessa sostanza del Padre») Come ha detto recentemente Papa Leone XIV oggi assistiamo ad un «arianesimo di ritorno»: è forte infatti la tendenza a vedere in Gesù solo uno dei grandi spiriti dell’umanità, non il Figlio di Dio presente in mezzo a noi che guida l’umanità verso il futuro promesso.

Il Natale ci riporta alla realtà di un Dio che non è solo una teoria filosofica: «Il cristianesimo non è nato da un’idea, ma da una carne. Non da un concetto astratto, ma da un grembo, da un corpo, da un sepolcro. La fede cristiana, nel suo cuore più autentico, è storica: si fonda su eventi concreti, su volti, su gesti, su parole pronunciate in una lingua, in un’epoca, in un ambiente» (Leone XIV, Discorso nella Cattedrale dello Spirito Santo di Istanbul, 28 novembre 2025).

Proprio per questo celebrare il Natale non ci porta ad evadere dalla realtà della nostra vita quotidiana, ma immette in essa una forza che non è solamente umana ma divina. Noi possiamo amare, perdonare, sperare solo perché Dio si è fatto uno di noi e ci ha donato il suo amore: questo amore si presenta nella fragilità e nella povertà di un bambino, per ricordarci che non nella forza e nella potenza, ma nell’umiltà e nella debolezza si realizza la salvezza dell’umanità.

In un momento terribile della storia, segnato da conflitti e violenze inaudite, rivolgiamoci con fiducia al Bambino nato a Betlemme. Non abbiamo paura di adorare in Lui il vero Dio fatto uomo per noi. Il nostro sia un Natale di fede!

+Pierantonio Pavanello – Vescovo