FESTA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI, compatrono della Città di Rovigo

Le orme di san Francesco sono le direttrici per tracciare una via di autentica fraternità
04-10-2021

La celebrazione annuale della Festa di San Francesco, patrono assieme a San Bellino, della città di Rovigo, ci offre l’occasione per riflettere sull’insegnamento e sull’esempio del Santo alla luce del momento particolare che stiamo vivendo come comunità ecclesiale e come società civile.

Questo inizio di autunno, dopo un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, è segnato da speranze e timori: la speranza di avere finalmente imboccato, grazie ai vaccini e a nuovi farmaci di cui è previsto l’utilizzo, l’uscita, o quantomeno una convivenza, con il virus, dall’altra il timore di ripetere l’esperienza dolorosa dello scorso anno con il riproporsi di nuove ondate epidemiche, portatrici di sofferenze, di lutti e di gravi conseguenze per la vita economica e sociale.

Si fa strada, tuttavia, sempre di più la consapevolezza che comunque siamo di fronte ad un bivio: quanto è accaduto in questo anno e mezzo ci pone davanti alla necessità di ripensare l’impostazione della nostra vita personale e sociale, rivedendo i criteri che abbiamo seguito finora. E’ un’occasione preziosa che viene data all’intera umanità per dare vita ad una fase nuova, in cui progredire nella pace, nella giustizia e nel progresso, abbattendo i muri delle divisioni e delle discordie.

San Francesco ha un messaggio che a distanza di otto secoli conserva ancora tutta la sua attualità: come scrive Papa Francesco nell’Enciclica “Fratelli tutti”, il Santo di Assisi propone “una forma di vita dal sapore del Vangelo”.

E’ significativo che nel pensiero del Santo questa proposta fosse indirizzata non solo ai cristiani, ma a tutti gli uomini: l’espressione “Fratelli tutti” che troviamo nelle “Ammonizioni” vuol dire proprio questo: il Vangelo è una proposta per tutti e proprio accogliendo il Vangelo gli uomini possono realizzare una vera fraternità, che è la premessa per costruire un mondo più umano e più giusto.

San Francesco è padre, proprio perché ha suscitato il sogno di una società fraterna. Come scrive un biografo di Francesco nostro contemporaneo «solo l’uomo che accetta di avvicinarsi alle altre persone nel loro stesso movimento, non per trattenerle nel proprio, ma per aiutarle ad essere maggiormente se stesse, si fa realmente padre» (E. Leclerc, citato da Fratelli tutti n. 4).

Il sogno di fraternità che San Francesco ci propone ancora oggi non è un’utopia, qualcosa di irrealizzabile: il fatto stesso che dopo otto secoli continuiamo a parlare di lui e che il suo insegnamento attiri ancora molte persone, in particolare giovani, a seguirlo, ci dice che la fraternità che ancora non esiste può essere realizzata attraverso la testimonianza di chi accoglie la sfida del Vangelo.

San Francesco nel suo tempo non ha percorso la via delle armi, che pure in gioventù aveva conosciuto, ma la via di trasmettere l’amore di Dio con la semplicità e la povertà della sua testimonianza. Esemplare in tal senso è l’episodio del suo incontro con il Sultano.

Le orme di san Francesco sono dunque le direttrici per tracciare una via di autentica fraternità e un cammino che, mettendo insieme tutti i volti anche feriti dell’umanità, può vincere la pandemia, le guerre, la povertà, le sfide legate ai cambiamenti climatici.