MESSA DI RINGRAZIAMENTO AL TERMINE DELL’ANNO CIVILE

31-01-2020

La liturgia che stiamo celebrando nella sera di questo giorno, ultimo dell’anno civile, ci suggerisce di fare nostro l’atteggiamento spirituale del rendere grazie. Guardando all’anno che si sta per chiudere, su ogni altra considerazione, deve prevalere la lode e il ringraziamento, che al termine di questa messa esprimeremo con il canto solenne del Te Deum.

Forse qualcuno di voi potrà trovarsi in difficoltà, perché guardando indietro agli ultimi 365 giorni, vede soprattutto eventi negativi carichi di sofferenza e fatica. La lode e il ringraziamento di questa sera non nascono da un bilancio umanamente positivo di quanto abbiamo vissuto in questo 2019, ma sono la conseguenza di una visione di fede sulla nostra esistenza e sulla storia dell’umanità. E’ la visione che ci presenta l’inno della lettera agli Efesini che ci è stato proposto poc’anzi nella seconda lettura.

«Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo» L’inizio dell’inno ci indica il motivo per cui benedire (cioè «dire bene») Dio: Dio è il Padre di Gesù Cristo, ovvero non è il Dio lontano, indifferente e insensibile, ma è il Dio con noi, il Dio per noi che si è rivelato in Gesù Cristo. Attraverso di lui, Gesù Cristo, noi possiamo ricevere la pienezza della salvezza, perché siamo inseriti in un processo salvifico, che ha origine dall’iniziativa gratuita e sovrana di Dio e che ci raggiunge in Cristo. E’ la solidarietà con il destino di Cristo che ci inserisce in questo cammino di salvezza e ci fa partecipi del rapporto filiale che lega Gesù al Padre.

Il progetto salvifico, promosso dall’amore gratuito di Dio, non si compie fuori della storia umana, ma dentro le contraddizioni storiche che segnano il cammino umano. Ciò significa che l’amore di Dio incrocia anche la morte violenta, l’ingiustizia, la menzogna. L’amore di Dio diventa forza di liberazione immergendosi nel conflitto umano fino alla morte in croce di Gesù.

E’ una visione grandiosa, che ci offre la chiave per dare un senso a tutto quanto viviamo: è «il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra». E’ una visione che ci apre alla speranza e all’impegno, perché avendo ricevuto il «sigillo dello Spirito Santo» possiamo sperare nel pieno compimento della redenzione.

L’inno della lettera agli Efesini ci insegna a fare della nostra professione di fede un inno di lode e di ringraziamento, mettendo al centro della nostra vita l’amore gratuito di Dio, Gesù Cristo che rivela e rende attivo nella storia questo amore, la comunità cristiana, animata dallo Spirito Santo, dove si sperimenta concretamente l’efficacia di questo amore.

E’ a partire da questa visione di fede che possiamo ritrovare quella fiducia e quella speranza che la nostra società sembra avere perduto, al punto da vivere ripiegata nel presente e da avere smarrito la prospettiva di un futuro da costruire insieme. Un recente rapporto sociologico definisce la società italiana «una società ansiosa macerata dalla sfiducia». Nel passaggio da un anno all’altro, come credenti, sentiamoci impegnati a trasmettere quel messaggio di consolazione e di speranza, che solo può rimetterci in cammino verso un futuro di solidarietà e di giustizia.