Pubblicato il Decreto con cui mons. Vescovo autorizza le celebrazioni penitenziali con assoluzione collettiva

Mons. Vescovo concede anche quest'anno la possibilità di ricorrere nei giorni precedenti il Natale (dal 16 al 23 dicembre 2021), all'assoluzione generale di più penitenti

AI PRESBITERI DELLA DIOCESI

Invio in allegato copia del decreto con cui, tenendo conto della situazione sanitaria, concedo anche quest’anno la possibilità di ricorrere nei giorni precedenti il Natale (dal 16 al 23 dicembre pp.vv., esclusa quindi la Vigilia) all’assoluzione generale di più penitenti. Il contesto è quello di una celebrazione penitenziale, evidenziando la dimensione comunitaria della conversione e della riconciliazione e valorizzando l’ascolto della Parola di Dio.  Ritengo utile riproporvi quanto ho scritto qualche mese fa in occasione della Pasqua: può essere utile per chiarire eventuali dubbi e proporre in modo corretto questa modalità di celebrare il sacramento della Penitenza.

Rovigo, 6/12/2021

+Pierantonio Pavanello, vescovo

 

Prot. 175/2021

ASSOLUZIONE A PIÙ PENITENTI SENZA PREVIA CONFESSIONE INDIVIDUALE

VISTI i canoni 961-962 del Codice di Diritto Canonico, i nn. 31-35. 60-63 del Rito della penitenza e il motu proprio Misericordia Dei del 7 aprile 2002;

CONSIDERATO che la Penitenzieria Apostolica, nella Nota del 20 marzo 2020, ha precisato che finché perdura l’attuale pandemia da Covid-19 ritiene “ricorrano i casi di grave necessità, di cui al summenzionato can. 961, § 2 del CIC” e che “ogni ulteriore specificazione è demandata dal diritto ai Vescovi diocesani, tenuto sempre conto del supremo bene della salvezza delle anime (cfr. can. 1752 del CIC)”;

SENTITI i Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneta e valutate le circostanze straordinarie in cui si trova ancora la nostra Diocesi, permanendo il rischio di contagio da Covid-19, con il presente Decreto

D I S P O N G O

che in preparazione alla celebrazione del Natale, nel periodo dal 16 al 23 dicembre 2021 (escluso quindi il 24 dicembre, Vigilia del Santo Natale), i parroci e i rettori delle chiese delle comunità religiose maschili possano tenere celebrazioni penitenziali con l’assoluzione generale dei fedeli senza la previa confessione individuale alle seguenti condizioni:

  • si abbia cura di predisporre una celebrazione (distinta da quella eucaristica) che preveda un tempo adeguato di ascolto della Parola di Dio e uno spazio di preghiera personale e comunitaria in cui esprimere il pentimento e la richiesta del perdono di Dio;
  • si premetta al segno sacramentale dell’assoluzione un’adeguata catechesi che metta in rilievo la straordinarietà della forma adottata, il dono del perdono e della misericordia di Dio, il senso del peccato e l’esigenza di una reale e continua conversione;
  • si invitino i fedeli a fare il proposito di confessare a tempo debito i singoli peccati gravi (can. 962);
  • si ricordi quindi che coloro a cui sono stati rimessi i peccati gravi attraverso l’assoluzione generale, sono tenuti ad accostarsi alla confessione individuale prima di ricevere una nuova assoluzione generale (can. 963).

Analoga concessione, estesa fino a domenica 9 gennaio 2022, Festa del battesimo del Signore, viene data agli assistenti religiosi presso le case di cura e le residenze sanitarie assistenziali (R.S.A.), che potranno impartire l’assoluzione a più penitenti senza previa confessione individuale quando gli ammalati e gli anziani ivi ricoverati si trovino in reparti in cui non sia possibile garantire il segreto della confessione individuale e le adeguate misure sanitarie per evitare il contagio.

L’opportunità di ricorrere a questa forma straordinaria di celebrazione del sacramento della Penitenza non esime dal garantire la possibilità di accostarsi alla confessione individuale: i parroci e gli altri sacerdoti si rendano disponibili per il ministero della confessione, stabilendo gli orari e dandone comunicazione ai fedeli.

Rovigo, dalla Curia Vescovile, 3 dicembre 2021

+ Pierantonio Pavanello, Vescovo


Prot. 20-V/2021

Ai Presbiteri della Diocesi

Rovigo, 4 marzo 2021

Carissimi,

come già annunciato nella precedente circolare del 18 febbraio, anche in preparazione della Pasqua ritengo opportuno, dopo aver sentito il parere dei Vicari foranei, dare la possibilità di tenere nelle parrocchie delle celebrazioni penitenziali con l’assoluzione collettiva senza previa confessione individuale. Data la delicatezza di questa materia, ho predisposto un decreto, che Vi allego, in cui sono esposte le condizioni a cui attenersi. Penso utile anche condividervi qualche altra considerazione, che sono andato maturando raccogliendo le Vostre osservazioni sull’esperienza fatta a Natale e confrontandomi con alcuni confratelli Vescovi delle Diocesi vicine. Tra l’altro su questo tema la Facoltà Teologica del Triveneto, in collaborazione con l’Istituto di Liturgia Pastorale “Santa Giustina” di Padova e la Facoltà di Diritto Canonico “San Pio X” di Venezia, ha tenuto recentemente un interessante seminario, a cui ho avuto modo di partecipare.

La terza forma del sacramento della Penitenza (assoluzione di più penitenti senza previa confessione individuale) è prevista per circostanze del tutto eccezionali (cf can. 961: il pericolo di morte e lo stato di grave necessità). La pandemia costituisce uno di questi casi di grave necessità: il pericolo del contagio, infatti, rende difficoltosa la confessione individuale sia sotto il profilo oggettivo (necessità di spazi adeguati, minore disponibilità di confessori, ecc.) sia sotto il profilo soggettivo (ci sono fedeli che temono il contagio e per questo non si accosterebbero alla confessione individuale). Alcuni Vescovi in questa situazione hanno ravvisato già a Natale l’opportunità di ricorrere a questa possibilità, peraltro prevista dalla Penitenzieria Apostolica nella nota del 20 marzo 2020: è importante infatti dare ai fedeli la possibilità di ricevere un segno della mediazione sacramentale della Chiesa riguardo al perdono dei peccati, non lasciando la dimensione penitenziale solo all’intimità della coscienza attraverso l’atto di contrizione. Questa soluzione è stata apprezzata sia dai fedeli che dai sacerdoti: là dove si è fatta l’esperienza delle celebrazioni penitenziali con l’assoluzione collettiva le risonanze sono state molto positive ed è emerso un bisogno nel popolo di Dio di vivere il sacramento della Penitenza in forme nuove, che recuperino aspetti importanti, trascurati nella prassi penitenziale tradizionale limitata alla confessione individuale.

Stante la disciplina canonica vigente, il ricorso alla terza forma di celebrazione del sacramento della Penitenza, avendo un carattere di eccezionalità, è limitato al tempo della pandemia: dall’esperienza che stiamo facendo però emergono degli aspetti molto significativi di cui comunque dovremo tenere conto anche in futuro e che saranno preziosi per rinnovare la prassi penitenziale. Come è accaduto spesso nella storia della Chiesa anche oggi da una vicenda di grande prova e sofferenza può nascere un cammino nuovo e fecondo. Vi invito pertanto a predisporre e a vivere le celebrazioni penitenziali in preparazione alla Pasqua non solo come soluzione ad un problema pratico ma nell’ottica di rinnovare il nostro modo di concepire e celebrare il sacramento della Penitenza.

 

Mi sembra che due siano gli aspetti che le celebrazioni penitenziali ci spingono a riscoprire

– il legame tra la conversione e l’ascolto della Parola di Dio

– la dimensione comunitaria della Penitenza: accanto all’aspetto individuale, infatti, c’è anche quello comunitario.

 

Il rapporto tra conversione e Parola di Dio è fondamentale: «È infatti la Parola di Dio che illumina il fedele a conoscere i suoi peccati, lo chiama alla conversione e gli infonde fiducia nella misericordia di Dio». La raccomandazione del Rito della Penitenza di prevedere anche nella confessione individuale la lettura della Parola di Dio ( cf n. 17) per lo più è rimasta trascurato. Maggiore attenzione riceve nella seconda forma di celebrazione, che però non è riuscita ad affermarsi nella nostra prassi pastorale (forse perché è stata intesa in senso riduttivo come una preparazione alla confessione individuale).

Tra gli effetti del sacramento della Penitenza, accanto all’assoluzione dei peccati che ci permette si tornare all’amicizia con Dio, c’è anche la riconciliazione con i fratelli. A questo proposito il Rito della Penitenza ricorda: «per un arcano e misericordioso mistero della divina Provvidenza, gli uomini sono uniti fra di loro da uno stretto rapporto soprannaturale, in forza del quale il peccato di uno solo reca danno a tutti, e a tutti porta beneficio la santità del singolo, e così la penitenza ha sempre come effetto la riconciliazione anche con i fratelli, che a causa del peccato sempre hanno subito un danno. Non di rado, anzi, gli uomini si collegano nel commettere ingiustizia; è giusto quindi che siano solidali anche nel far penitenza; liberati così dal peccato per la grazia di Cristo, potranno essere nel mondo, insieme con tutti gli uomini di buona volontà, operatori di giustizia e di pace». Nella confessione individuale non è facile esprimere la solidarietà nel fare penitenza, tanto che spesso è vivo il rischio di una deriva psicologica e intimistica.

Nelle celebrazioni penitenziali con la confessione generale e l’assoluzione collettiva manca invece la possibilità di esprimere l’assunzione di responsabilità verso i propri peccati con un atto personale, come invece avviene nella confessione individuale. È questa la modalità ordinaria, definita dogmaticamente dal Concilio di Trento, per ottenere il perdono dei peccati gravi. Per questo motivo nel caso dell’assoluzione collettiva, la confessione dei peccati gravi è posticipata rispetto all’assoluzione: per la validità dell’assoluzione ricevuta nella forma «collettiva» infatti è chiesto al penitente di fare il proposito di confessare «a tempo debito» i peccati gravi (can. 962). La celebrazione penitenziale con l’assoluzione collettiva pertanto non sostituisce la confessione individuale, che rimane la forma ordinaria, ma piuttosto è una possibilità in più che viene offerta ai fedeli nella situazione di emergenza provocata dalla pandemia.

Fatte queste premesse di carattere teologico, vengo a qualche indicazione di ordine pastorale:

 

 

  • il periodo in cui tenere le celebrazioni penitenziali con assoluzione collettiva è stato delimitato alla settimana precedente la domenica delle Palme e ai primi giorni della settimana santa (dal 22 al 31 marzo);
  • queste celebrazioni penitenziali vanno distinte dalla celebrazione dell’eucaristia;
  • non si tratta di una «scorciatoia» per risolvere con meno fatica il problema delle confessioni in preparazione alla Pasqua e pertanto non ha senso moltiplicare le celebrazioni, piuttosto ci si deve preoccupare di prepararle con cura in modo che siano momenti forti per la comunità: in questa prospettiva di norma ogni parrocchia programmi una sola celebrazione, salvo che nelle parrocchie più grandi dove si può ravvisare l’opportunità di farne più di una;
  • si dia la possibilità ai fedeli che lo desiderano di accostarsi alla confessione individuale, fissando orari e luoghi adeguati;
  • si curi anche la proposta della soddisfazione (la c.d. «penitenza») individuando un impegno che possa esprimere in modo concreto la riconciliazione con Dio e con i fratelli.
  • per quanto riguarda i ragazzi, da un punto di vista pedagogico, non sembra opportuno proporre l’assoluzione collettiva dopo averli iniziati alla confessione individuale. Piuttosto si veda di usare la seconda forma (celebrazione penitenziale con confessione e assoluzione individuale).

Confidando di esserVi stato di aiuto, Vi auguro una buona Quaresima e vi saluto fraternamente

+ Pierantonio Pavanello