La festa odierna della Madonna delle Grazie ci riporta ad una storia di fede che attraversa i secoli e che fa di Rovigo una città «mariana»: non possiamo infatti comprenderne la storia, tralasciando la spiritualità mariana che ha caratterizzato la storia religiosa di questa nostra città-
Mi sembra pertanto importante approfittare di questa circostanza per richiamare gli elementi fondamentali della spiritualità mariana. Lo faccio riprendendo alcuni passi dell’omelia tenuta da Papa Leone XIV la scorsa domenica ne contesto del «Giubileo della spiritualità mariana».
Il Papa sottolinea innanzitutto lo stretto legame tra spiritualità mariana e Vangelo: «La spiritualità mariana è a servizio del Vangelo: ne svela la semplicità. L’affetto per Maria di Nazaret ci rende con lei discepoli di Gesù, ci educa a tornare a Lui, a meditare e collegare i fatti della vita nei quali il Risorto ancora ci visita e ci chiama».
Una seconda indicazione riguarda il rapporto con la storia: la spiritualità mariana infatti non è disincarnata, ma ci porta a vivere profondamente le vicende umane. Cito sempre l’omelia di papa Leone: «La spiritualità mariana ci immerge nella storia su cui il cielo si è aperto, ci aiuta a vedere i superbi dispersi nei pensieri del loro cuore, i potenti rovesciati dai troni, i ricchi rimandati a mani vuote. Ci impegna a ricolmare di beni gli affamati, a innalzare gli umili, a ricordarci la misericordia di Dio e a confidare nella potenza del suo braccio (cfr Lc 1,51-54). Il suo Regno, infatti, viene coinvolgendoci, proprio come a Maria ha chiesto il “sì”, pronunciato una volta e poi rinnovato di giorno in giorno».
Un terzo pensiero molto bello richiama la dimensione materna intrinsecamente legata al culto della Vergine Maria: «Il cammino di Maria è dietro a Gesù, e quello di Gesù è verso ogni essere umano, specialmente verso chi è povero, ferito, peccatore. Per questo la spiritualità mariana autentica rende attuale nella Chiesa la tenerezza di Dio, la sua maternità. “Perché – come leggiamo nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium – ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, i quali non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. Guardando a lei scopriamo che colei che lodava Dio perché “ha rovesciato i potenti dai troni” e “ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc 1,52-53) è la stessa che assicura calore domestico alla nostra ricerca di giustizia» (n. 288).
Pensieri semplici ma che possono aiutarci a sviluppare una spiritualità matura, capace di andare al di là di un bisogno umano di consolazione e di rassicurazione, per scoprire la gioia di vivere il Vangelo e di diventarne testimoni.
