VEGLIA PASQUALE

«Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito»
19-04-2025

La Veglia che stiamo celebrando in questa notte di Pasqua è così ricca di elementi simbolici e di riferimenti teologici che rischiamo di perderne il filo conduttore. Può essere utile allora richiamare qual è il cuore che lega insieme le diverse parti: il lucernario con cui abbiamo iniziato costituito dalla benedizione del fuoco nuovo e  del cero con l’annuncio della Pasqua, la liturgia della parola e, a seguire tra poco, la liturgia battesimale, in cui due adulti riceveranno il battesimo, ed infine la celebrazione eucaristica. Tutte le diverse parti della veglia proclamano, in modo diverso, l’unico evento pasquale che è il centro della nostra fede: Pasqua vuol dire passaggio di Dio, che libera, riscatta dal peccato e dalla morte e che ci unisce a sé in una vita nuova.

Nel preconio pasquale, il tradizionale inno che annuncia solennemente la Pasqua, si intrecciano tre piani teologici legati a questo passaggio di Dio: la Pasqua ebraica (la liberazione dall’Egitto), la Pasqua di Gesù (la sua risurrezione) e la Pasqua della Chiesa (la nostra liberazione dal peccato e dalla morte). Questi avvenimenti sono racchiusi e significati nel sacramento del battesimo, il sacramento pasquale per eccellenza. Di conseguenza anche la notte di Pasqua si può definire la liturgia battesimale per antonomasia tanto che nella Chiesa antica il battesimo veniva conferito solo in questa veglia. Sant’Ambrogio a tal proposito scrive: «Gli ebrei che passarono morirono nel deserto; invece chi passa attraverso questo fonte, cioè dalle cose terrene alle celesti – questo è infatti il ‘passaggio’ e quindi la Pasqua, passaggio dal peccato alla vita, dalla colpa alla grazia, dalla macchia alla santità – chi passa attraverso questo fonte non muore ma risorge» (Ambrogio, I sacramenti,1, 4,12.

Partecipare a questa veglia ci aiuta a rinnovare la consapevolezza del nostro essere cristiani e, innanzitutto, il legame tra la nostra vita cristiana e la Pasqua del Signore.

In primo luogo il battesimo ci ha resi partecipi del passaggio pasquale di Cristo dalla morte alla vita. E’ quanto Paolo ricorda ai cristiani di Roma nel brano proclamato poco fa: «Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione» (Rm. 6, 4-5).

Questa partecipazione (immersione) al mistero pasquale comporta un cambiamento profondo in chi riceve il battesimo: potremmo dire che la sua vita è trasformata ed è unita a Cristo, al punto che dovrà fare di Lui il centro, il principio della propria esistenza. Paolo esprime questo concetto invitando i cristiani a considerarsi «morti al peccato, ma viventi in Cristo Gesù» (Rm. 6,11).

Il battesimo non segna soltanto l’entrata di un individuo nella fede cristiana, ma anche il suo ingresso nella comunità della Chiesa. L’unione con Cristo per il battezzato è inscindibile dalla sua incorporazione alla Chiesa: essere «in Cristo» come dono del battesimo esige anche l’«essere nel Corpo di Cristo» (cioè nella Chiesa).Ancora Paolo spiega «Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito» (1 Cor 12,13).

Immergiamoci anche noi nella Pasqua del Signore, per uscirne più consapevoli della nostra identità di battezzati e di conseguenza più forti nella fede e credibili nella testimonianza.