LAVORO

«LA PARTECIPAZIONE È VITALE»

Il messaggio del Vescovo verso la Giornata dei lavoratori del 1° maggio

Quest’anno in occasione della Festa dei Lavoratori del 1° maggio, i Vescovi italiani ci propongono di riflettere sul tema c del rapporto tra partecipazione e democrazia che sarà al centro della Settimana sociale dei cattolici italiani in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio: «Il lavoro per la partecipazione e la democrazia».
E’ un tema che ci porta al cuore della crisi che affligge la nostra società e la sua struttura democratica: «La partecipazione è il motore che tiene in movimento le società, che formula le domande e le risposte organizzate, che produce nuovo pensiero e nuove visioni del mondo; è energia civile che rende vive le comunità locali, protagoniste del loro futuro, capaci di progettare politiche, azioni, risposte collettive. Non può esistere una democrazia che non abbia in sé questa tensione vitale, questa spinta al cambiamento, anche un certo conflitto positivo che non lascia in pace le persone e le sfida a trovare insieme
le soluzioni di cui hanno bisogno. (…) Partecipazione è sempre un campo di azione plurale, collettivo, comunitario, vitale, generativo, espressione di un “noi comunitario”. E’ un campo accessibile, dove nessuno deve sentirsi escluso dalla possibilità di incidere nei processi cruciali per la difesa e la promozione del bene comune; dove nessuno può chiamarsi fuori dalle responsabilità condivise, ma deve poter mettere in gioco i suoi talenti per il bene del suo quartiere, del suo paese, della sua città» (Al cuore della democrazia Documento preparatorio della 50° Settimana Sociale dei Cattolici in Italia).
C’è un legame stretto in particolare tra partecipazione, lavoro e democrazia. La partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende è un tema caro alla Dottrina sociale della Chiesa d è presente anche nella Costituzione della Repubblica italiana. La partecipazione infatti è strettamente collegata alla dignità del lavoro: il lavoro, infatti, non è una merce, ma è collaborazione ad un’opera comune per il bene della società. Il Magistero sociale della Chiesa insegna che il lavoro è già di per se stesso titolo per partecipare alla proprietà dei mezzi di produzione e alla loro gestione: «ognuno, in base al proprio lavoro,
abbia il pieno titolo di considerarsi al tempo stesso il “comproprietario” del grande banco di lavoro, al quale si impegna insieme con tutti. E una via verso tale traguardo potrebbe essere quella di associare, per quanto è possibile, il lavoro alla proprietà del capitale e di dar vita a una ricca gamma di corpi intermedi a finalità economiche, sociali, culturali: corpi che godano di una effettiva autonomia nei confronti dei pubblici poteri, che perseguano i loro specifici obiettivi in rapporti di leale collaborazione vicendevole, subordinatamente alle esigenze del bene comune, e che presentino forma e sostanza di una viva comunità, cioè che in essi i rispettivi membri siano considerati e trattati come persone e stimolati a prendere parte attiva alla loro vita » (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem
exercens, 14).
Non solo la dottrina sociale della Chiesa ma anche la Costituzione italiana riconosce il valore della partecipazione dei lavoratori. L’art.46
infatti afferma: «Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende».
La partecipazione dei lavoratori alle imprese non è solo il vettore di uno sviluppo economico ma anche un mezzo per la realizzazione di un progresso sociale, un traguardo necessario per il completamento della democrazia. Accanto alla democrazia «politica», che consiste nella partecipazione dei cittadini a scegliere le persone e gli indirizzi del governo dello Stato, c’è infatti anche una altrettanto importante
«democrazia del lavoro».
Partecipazione e democrazia comportano un ambiente di lavoro nel quale i lavoratori possano avere un ruolo attivo, e non siano solo
pedine di un gioco del quale non si comprendono pienamente le regole definite da altri. Per questo è necessario dare vita a quei «corpi intermedi» di cui parla la Dottrina sociale della Chiesa, che diano rappresentanza ai lavoratori e siano in grado di interloquire con le imprese e con i pubblici poteri.
La nostra Chiesa diocesana desidera in occasione della Festa del 1°maggio esprimere vicinanza a tutti i lavoratori, incoraggiandoli a
tener vivo il senso della partecipazione. Solo così infatti si potrà affermare la dignità del lavoro e il suo contributo al bene comune di
tutta la nostra società.