FESTA DI SAN BELLINO PATRONO DELLA DIOCESI

Il Signore è il nostro pastore attraverso coloro che egli ha messo a capo della Chiesa: gli apostoli e i loro successori, i vescovi
26-11-2021

La liturgia della Solennità del nostro Santo Patrono mette in rilievo i due aspetti che contraddistinguono la figura di San Bellino: da un lato vescovo, dall’altro martire. Vorrei quest’anno sottolineare il primo aspetto, guardando al Vescovo Bellino e, tramite lui, cercare di mettere in luce l’importanza per il Popolo di Dio di avere pastori che lo guidino sulla via della verità e della salvezza.

Non è scontato ai nostri giorni il valore di avere dei pastori, ovvero delle guide. In una mentalità quale quella in cui siamo immersi, in cui è esaltata una malintesa idea di libertà per la quale è un valore permettere ad ognuno di comportarsi come gli aggrada, indipendentemente dalle conseguenze delle sue azioni, non c’è spazio per una guida, un maestro, qualcuno che ci aiuti a trovare la strada per non perderci. Il pensiero e la volontà dei singoli diventano un assoluto a prescindere dalla loro corrispondenza alla realtà e alla verità. Ognuno quindi è guida di se stesso.

Ben diversa è la mentalità della Bibbia. Come abbiamo sentito nella prima lettura e nel salmo responsoriale gli uomini hanno bisogno di qualcuno che li guidi, come le pecore hanno bisogno del pastore. Per questo il credente vede nel Signore il suo pastore, colui di cui ha bisogno per non morire di fame e di sete, perché lui il pastore conosce la strada che porta ai pascoli ricchi di erba e all’acqua viva. Tra il pastore e le pecore si crea un rapporto intimo di reciproca conoscenza: «io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me»: è proprio la consapevolezza di essere guidati da chi ci conosce che genera serenità e sicurezza anche in mezzo alle fatiche e difficoltà del cammino della vita.

Il Signore è il nostro pastore attraverso coloro che egli ha messo a capo della Chiesa: gli apostoli e i loro successori, i vescovi che attraverso la successione apostolica e il sacramento dell’Ordine sono configurati a Cristo per essere guide dei fratelli. Il loro compito non è esercizio di un potere come accade peri potenti del mondo, ma un servizio di amore: «officium amoris» come afferma S. Agostino commentando il passo del Vangelo di Giovanni in cui Gesù affida a Pietro il compito di essere il pastore del gregge di Dio che è la Chiesa. Un servizio che comporta il dono di sé, fino alla morte, come è stato per il Santo Vescovo Bellino. Il ministero dei pastori nella Chiesa poi ha un’altra caratteristica importante: fin dagli inizi non è mai stato opera di singoli individui, ma ha sempre avuto un carattere collegiale. Come gli apostoli tra di loro hanno formato un collegio al cui interno si distingueva il ruolo di Pietro chiamato a confermare i fratelli nella fede, così anche i loro successori non sono vescovi da soli ma sempre insieme con gli altri vescovi e con il capo del collegio, il Vescovo di Roma, il Papa.

Mi sembra che queste considerazioni siano importanti oggi, in un momento in cui con molta facilità si critica il Papa e si contestano anche pubblicamente le indicazioni pastorali dei Vescovi. Nessuno è costretto a obbedire ma deve essere chiaro che per essere parte della Chiesa non si può prescindere dal ruolo dei pastori che non esercitano un’autorità semplicemente umana, ma svolgono un servizio in nome di Dio.

Il ricordo e l’esempio del nostro Patrono ci aiutino a vivere nella comunione ecclesiale e a camminare uniti ai nostri pastori sulla strada del Regno di Dio.

Basilica parrocchiale di San Bellino – 26 novembre 2021