MESSA CRISMALE 2024

Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia noi esercitiamo il sacerdozio di Cristo: come insegna il Concilio Vaticano II infatti ogni celebrazione liturgica è non soltanto opera della Chiesa, ma anche e soprattutto opera di Cristo Sacerdote, che associa a sé il suo corpo
27-03-2024

Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia noi esercitiamo il sacerdozio di Cristo: come insegna il Concilio Vaticano II infatti ogni celebrazione liturgica è non soltanto opera della Chiesa, ma anche e soprattutto opera di Cristo Sacerdote, che associa a sé il suo corpo (Sacrosanctum Concilium 7). In modo tutto speciale esercitiamo il sacerdozio di Cristo nella messa crismale, vera manifestazione («epifania») della Chiesa particolare nella varietà delle vocazioni, dei carismi e dei ministeri. Questa sera pertanto ci viene chiesto uno sguardo contemplativo, uno sguardo cioè capace di cogliere la bellezza del nostro essere Chiesa: noi siamo portati a vederci a partire da quello che facciamo, questa sera invece dobbiamo cambiare prospettiva e guardare all’essere più che al fare. Chi siamo allora noi riuniti in questa Cattedrale? Siamo la Chiesa di Cristo, «riempita dal suo Spirito» (Lumen Gentium 9), siamo un popolo che «pur non comprendendo tutti gli uomini e apparendo talora come il piccolo gregge, costituisce per tutta l’umanità un germe solidissimo di unità» (ibidem). Non siamo una semplice aggregazione di persone frutto della volontà umana, siamo invece convocati da Dio attraverso il suo Spirito per continuare la missione di Gesù di rendere presente in mezzo agli uomini il Regno di Dio. Questo sguardo «dall’alto» non è scontato, è più facile per noi guardare la Chiesa dal basso, partendo dalla realtà umana, da quello che vediamo con i nostri occhi. Se ci limitiamo solo a questa prospettiva però rischiamo di perdere il senso più vero e più profondo del nostro essere Chiesa. Questo capita spesso, ad esempio quando la parrocchia, che esprime la presenza della Chiesa sul territorio, viene vista come un’organizzazione finalizzata a sostenere un’identità sociale divenuta precaria e la condivisione della fede e della testimonianza del Vangelo vengono messe in secondo piano. Così pure quando la Diocesi è guardata come un’organizzazione di servizi sociali e culturali. Anche la stessa dimensione religiosa corre il rischio di essere vissuta come risposta ad un bisogno umano e non come apertura ad un dono di Dio che ci arriva attraverso il Signore Gesù nel suo corpo che è la Chiesa. Guardando la Chiesa a partire dalle nostre esigenze umane siamo tentati di piegarla ai nostri pensieri e ai nostri gusti, dimenticando che invece la Chiesa non è nostra ma è di Dio, è opera del suo Santo Spirito.

È questo che ci ricorda il rito della benedizione degli oli che sta al centro di questa celebrazione: l’olio per l’unzione dei catecumeni, quello per l’unzione degli infermi e il crisma per i sacramenti che conferiscono lo Spirito Santo, confermazione e ordine sacro. L’olio è simbolo dello Spirito Santo e, al tempo stesso, ci rimanda a Cristo: la parola “Cristo” (Messia) significa «l’Unto». Noi ci chiamiamo «cristiani»: «unti» – persone che appartengono a Cristo e per questo partecipano alla sua unzione, sono toccate dal suo Spirito. L’unzione rende visibile la realtà divina, spirituale della Chiesa che è opera di Dio prima ancora prima della volontà umana.

Questo sguardo sul «mistero» della Chiesa ci aiuta anche ad affrontare i problemi concreti della vita ecclesiale: penso soprattutto ai cambiamenti profondi causati da questo «cambiamento d’epoca» in cui tante consuetudini e prassi a cui eravamo abituati sono andate in crisi. Di fronte a quanto sta avvenendo ci troviamo smarriti, proviamo la sensazione di un fallimento, di una perdita. Guardare la Chiesa a partire dal dono di Dio, il dono dello Spirito, ci permette di metterci in un’altra prospettiva: la prospettiva di una Chiesa che nasce di nuovo, che riprende la sua missione, accettando di essere un piccolo seme in mezzo agli uomini, il «germe solidissimo» per riprendere l’espressione già citata di Lumen Gentium 9.

È in questo contesto che desidero annunciare l’inizio della Visita pastorale per il prossimo autunno. La Visita pastorale è un dovere del Vescovo: anche se i tempi sono mutati e il Vescovo ha tante occasioni per farsi presente nelle parrocchie, è necessario anche una visita sistematica, ordinata, prolungata, per permettere al Pastore di incontrare non solo chi fa parte della comunità cristiana, ma anche tutti coloro che si rendono disponibili ad un dialogo e ad un confronto. Mi sembra che in questo momento storico la Visita pastorale più che a una verifica di quanto si sta facendo, debba essere orientata a dare speranza aiutando ad imboccare cammini nuovi capaci di generare una forma nuova di comunità cristiana, quella che potremmo chiamare «nuova parrocchia». Quella che stiamo vivendo non è stagione di raccolta, ma di semina e quindi anche la Visita del Vescovo dovrà suscitare dei percorsi che generino esperienze di vita cristiana aperte all’incontro e al dialogo con quanti sono alla ricerca di un senso per la loro vita. Non è questa la sede per entrare nelle indicazioni di carattere organizzativo, Vi chiedo solo di cominciare a prepararvi a questo incontro, sentendolo come un’occasione di Grazia per la nostra Chiesa e dando la vostra disponibilità a collaborare per la sua riuscita. In particolare pregate per me perché possa avere la forza di portare a termine questo percorso di servizio e di incontro.

Oltre che per la benedizione degli oli, la celebrazione di questa sera si caratterizza per il rinnovo da parte dei presbiteri e del Vescovo delle promesse sacerdotali. Sono due momenti strettamente correlati. Come spiega il Prefazio, il sacerdozio ministeriale è strettamente congiunto con il sacerdozio comune fondato sul battesimo di tutti i battezzati: Cristo, costituito con l’unzione dello Spirito, mediatore della Nuova Alleanza, infatti, «comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti. Nel suo amore per i fratelli sceglie alcuni che mediante l’imposizione delle mani, rende partecipi del suo ministero di salvezza, perché rinnovino nel suo nome il sacrificio redentore e preparino ai tuoi figli il convito pasquale. Servi premurosi del tuo popolo lo nutrano con la Parola e lo santifichino con i sacramenti». È bello considerare come nel mistero dell’unzione dello Spirito il sacerdozio battesimale e quello ministeriale ci appaiono nella loro reciproca fecondità: mai l’uno senza l’altro ma sempre insieme uno per l’altro.

Questa celebrazione è il momento in cui rendere grazie per il dono che i sacerdoti sono per tutti noi: come uomini hanno anche loro limiti e imperfezioni, sono soggetti come tutti alla fragilità e alla infedeltà, ma sono sempre e comunque un dono di Dio, dono da custodire e da sostenere, dono da invocare dal Signore pregando per ottenere nuove vocazioni di cui tanto abbiamo bisogno. Grazie quindi a voi, carissimi presbiteri: grazie a voi preti giovani, che non avete avuto paura di consegnarvi al Signore per il servizio della Chiesa, grazie a voi presbiteri dell’età di mezzo, che mettete a disposizione dei fratelli la forza e la maturità di questa stagione della vita e grazie a voi presbiteri anziani che con generosità continuate a prestare il vostro ministero, donando la vostra esperienza e la vostra saggezza.

Un grazie particolare va a quanti quest’anno festeggiano un giubileo sacerdotale:

65°: don Angelo Gianesella

60°: mons. Vittorio De Stefani e fra’ Florio Tessari ofm capp.

50°: mons. Carlo Santato

25°: don Umberto Rizzi

 

Un ricordo nella preghiera e un affettuoso saluto rivolgo ai preti ammalati: mons. Giordano Caberletti, don Mario Ferrari, don Giuliano Zattarin; ai preti anziani ospiti di case di riposo: don Giancarlo Berti, don Adriano Schiavo, don Orazio Tosi.

Sentiamo uniti a noi nella preghiera i confratelli che prestano il loro ministero fuori Diocesi: mons. Livio Melina, mons. Luca Marabese e don Nicola Renesto.

Infine un annuncio che è motivo di gioia: l’ordinazione presbiterale del diacono Simone Finotti che avrà luogo in questa Chiesa Cattedrale nel pomeriggio di sabato 1° giugno.

Nei prossimi giorni celebreremo nelle nostre parrocchie la Pasqua del Signore: questo momento di Grazia come Chiesa diocesana ci aiuti a trasmettere a tutti la bellezza di essere insieme popolo di Dio, che cammina nella storia e annuncia il Vangelo di Gesù.