SOLENNITÀ DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

Rovigo, Duomo-Concattedrale
01-01-2019

In questo primo giorno dell’anno la nostra attenzione è tutta protesa al tempo che ci sta davanti: gli auguri che ci scambiamo esprimono il desiderio di poter vivere un tempo buono, ricco di serenità e fecondo di frutti. La liturgia apre il nuovo anno con la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che chiude l’ottava di Natale.

Maria è la madre, colei che genera, colei che dà la vita e che pertanto sta sempre all’inizio di un nuovo percorso, di una nuova storia. Da Maria pertanto possiamo imparare gli atteggiamenti spirituali con cui iniziare questo nuovo anno. Lei innanzitutto ha aperto il cuore alla Parola di Dio e così ha potuto far posto nel suo corpo al Figlio di Dio, Gesù, il Dio che salva. L’evangelista Luca ci descrive la fisionomia spirituale di Maria con una notazione che ci fa capire come per tutta la vita Maria ha continuato a custodire e ad accogliere la Parola: «Maria da parte sua custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore»: Lei ci insegna che la Parola, per portare frutto ha bisogno di essere custodita e curata con amore: solo così è possibile scoprire il disegno di salvezza che è nascosto negli eventi della vita di ogni giorno. Se anche noi seguiremo l’esempio di Maria e sapremo custodire e meditare nel cuore quanto andremo vivendo in questo nuovo anno, scopriremo che il Signore cammina con noi e vuole costruire per noi e assieme a noi la storia della nostra salvezza. Tutta la nostra vita, infatti, è sotto la benedizione di Dio: su di noi infatti è stato pronunciato il suo nome. Il Vangelo ci spiega che il nome “Gesù” significa “Dio salva” e nel testo del libro dei Numeri, proposto nella prima lettura, per tre volte viene pronunciato il nome divino come benedizione su di noi. Questo testo bellissimo ci aiuta a guardare con fiducia e speranza il tempo nuovo che ci sta davanti: ci dice infatti che il Signore ci custodisce e ci protegge; che ci comunica la sua benevolenza (lo esprime con una immagine molto bella: lo splendore del suo volto) e infine ci dice che il Signore ci dona la pace: la pace (“shalom”) è la pienezza di tutto ciò che possiamo desiderare.

E’ significativo che proprio nel primo giorno dell’anno, la Chiesa cattolica celebri la “Giornata mondiale della pace”. Papa Francesco quest’anno nel suo messaggio ci propone di riflettere su «La buona politica al servizio della pace».

In un mondo dove sembra trionfare l’antipolitica, dove dare addosso al politico – mandiamoli a casa sono tutti ladri – è diventato quasi un sport, dove sembra anche a livello mondiale che la politica non abbia più un valore se non mostrare l’arroganza del potere, la guerra, gli interessi dei mercanti di armi, di oro, di diamanti… il Papa ci ricorda che la politica è la massima espressione della carità. Il Papa aggiunge un aggettivo: parla infatti della “buona politica”. E’ un invito a riscoprire per il presente e per il futuro l’importanza del ruolo politico che ognuno di noi ha ed anche l’importanza dell’impegno politico della polis per il bene comune del pianeta, per riparare ai disastri ambientali di cui siamo responsabili anche noi.

Per Papa Francesco “La vita politica autentica, che si fonda sul diritto e su un dialogo leale tra i soggetti, si rinnova con la convinzione che ogni donna, ogni uomo e ogni generazione racchiudono in sé una promessa che può sprigionare nuove energie relazionali, intellettuali, culturali e spirituali”. La pace per Francesco è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani e che richiede una conversione del cuore che renda capaci di riconoscere le tre dimensioni indissociabili della pace interiore e comunitaria:

– la pace con sé stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza;

– la pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente;

– la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono e la responsabilità di ciascuno come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire.

Il compito che Gesù affida ai suoi discepoli inviandoli in missione è di portare la pace: «In qualunque casa entriate dite: “Pace a questa casa!”». L’augurio che ci scambiamo all’inizio di questo nuovo anno è quello di essere portatori di pace, innanzitutto nei nostri ambienti di vita e poi promuovendo una «buona politica a servizio della pace».