FESTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

La Vergine delle Grazie, Madre e Mediatrice della Grazia, ci mostra quale deve essere la nostra testimonianza di cristiani in questo momento in cui il mondo è diviso da una guerra terribile. Anche noi dobbiamo come lei, «intercedere», cioè «stare in mezzo» tendere le mani ai contendenti per costruire la pace.
23-10-2022

La venerata immagine della Madonna delle Grazie ha accompagnato la fede e la preghiera di molte generazioni di cristiani in questa nostra città di Rovigo. Questo titolo richiama i benefici (le «grazie») che la Vergine Maria ha ottenuto dal Signore per quanti sono rivolti a Lei con umiltà e fiducia. La storia ci mostra come la venerazione da cui è circondata questa immagine dipende da una serie di guarigioni e altri fatti straordinari avvenuti per l’intercessione della Vergine. Vorrei proporvi questa sera una riflessione che vada oltre questo primo significato e che ci spinga a diventare partecipi di quanto Maria ha operato e opera in nostro favore. La vera devozione a Maria infatti non può limitarsi a chiedere il suo intervento per ottenere le grazie di cui abbiamo necessità, ma deve portarci a vivere il Vangelo come Lei lo ha vissuto.

Il culto della Beata Vergine delle Grazie, o, con un’espressione più corretta da un punto di vista teologico – «Madre e Mediatrice di Grazia» si fonda sulla funzione materna di Maria. Maria generando nella carne il Figlio di Dio ha cooperato alla redenzione dell’umanità e continua anche dopo l’Assunzione al cielo ad esercitare la stessa funzione materna cooperando con il Figlio suo perché gli uomini possano ricevere i benefici della redenzione. Questa funzione materna si esprime con l’intercessione: inter-cedere vuol dire «stare in mezzo» tra il Figlio glorificato e l’umanità sofferente per portare il Figlio agli uomini e gli uomini al Figlio, rendendo possibile alla Grazia divina di arrivare al cuore dell’uomo. La materna intercessione di Maria si esercita anche in una dimensione sociale, in quanto è testimone e garante del progetto di Dio di fare dell’umanità una solo famiglia: come ogni madre sta in mezzo ai suoi figli per aiutarli a vivere da fratelli. Il Prefazio che ascolteremo tra poco a questo proposito descrive la missione materna di Maria con questi termini: missione «di intercessione e di perdono, di protezione e di grazia, di riconciliazione e di pace».

Maria è immagine della Chiesa che è chiamata a fare suo questo atteggiamento di intercessione. Ciò significa che anche noi sia come singoli cristiani che come comunità siamo chiamati ad assumere lo stile dell’intercessione. Siamo chiamati anche noi innanzitutto a «stare in mezzo» tra gli uomini e Dio, creando quel canale attraverso il quale la Grazia di Dio si comunica e si diffonde nel mondo di oggi. Non solo. Siamo chiamati anche a «stare in mezzo» all’umanità divisa e lacerata da conflitti. Provo a descrivere questo «stile dell’intercessione» con le parole di un teologo contemporaneo: «Lo stile dell’intercessione è quello di chi procede sforzandosi di far dialogare mondi diversi, che lasciati a se stessi, tenderebbero irrimediabilmente a ripiegarsi nelle loro particolarità, nelle loro letterali idiozie e a diventare semplicemente autoreferenziali, attendendo unicamente la resa dell’Altro alle proprie ragioni» (A. Matteo, La Chiesa che verrà, p. 10). Questo stile appare particolarmente importante oggi: «è tempo di assumere responsabilmente lo stile dell’intercessione, del camminare in mezzo, del tendere una mano a chi sta alla destra e di chi sta alla sinistra, provando a convincere entrambi ad uscire dalla tentazione di esaltare unicamente il proprio piccolo universo mentale» (Ibidem, p. 54).

La Vergine delle Grazie, Madre e Mediatrice della Grazia, ci mostra quale deve essere la nostra testimonianza di cristiani in questo momento in cui il mondo è diviso da una guerra terribile. Anche noi dobbiamo come lei, «intercedere», cioè «stare in mezzo» tendere le mani ai contendenti per costruire la pace.

La nostra intercessione si deve esprimere innanzitutto con la preghiera per la pace, ma assieme ad essa anche incoraggiando e promuovendo un movimento di opinione pubblica che non si limiti a desiderare e a invocare pace, ma che la sostenga in tutti i modi, con la passione di chi non teme solo per sé ma si lascia toccare dal dramma di una folla ormai incalcolabile di vittime innocenti raggiunte dalle ferite e dalle conseguenze della guerra. Dobbiamo dire con forza che la guerra si vince solo con una pace giusta e rispettosa dei diritti di tutti.

Chiediamo alla Vergine delle Grazie di aiutarci a credere e ad osare la pace. Lei che nel Magnificat canta un Dio che esalta gli umili, ci ispiri parole e gesti capaci di generare processi di riconciliazione e di giustizia.

Rovigo, Duomo-Concattedrale