GIOVEDI SANTO – MESSA NELLA CENA DELSIGNORE

«Questo è il mio corpo offerto per voi», «questo è il mio sangue versato per voi»
06-04-2023

Per celebrare la Pasqua dobbiamo riportarci alla Pasqua di Gesù: per questo nei tre giorni santi del giovedì, venerdì e sabato (il Triduo pasquale, la Pasqua celebrata in tre giorni) rivivremo i momenti culminanti della vita e della missione di Gesù.

Questa sera la liturgia ci invita a entrare anche noi nel Cenacolo, dove Gesù consuma assieme ai discepoli la cena pasquale. Come abbiamo sentito nella prima lettura, questa cena era un «memoriale», un rito con il quale ricordare la liberazione del popolo ebreo dalla schiavitù dell’Egitto. Mangiare la cena pasquale voleva dire rivivere quell’evento ed entrare nell’Alleanza con Dio.

Anche Gesù aveva partecipato ogni anno alla cena pasquale, ma la cena che precede la sua passione e la sua morte in croce ha un significato e un valore unico. Gesù sapeva che «era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre» e che stava per compiersi la sua missione. Sapeva che era lui l’agnello che si sarebbe offerto in sacrificio per fare una nuova Alleanza tra Dio e l’umanità. Per questo in quell’ultima cena Gesù compie due gesti che non erano contemplati dal rituale della cena pasquale degli ebrei: egli lava i piedi ai discepoli e dà loro il pane e il vino accompagnando questo gesto con le parole «questo è il mio corpo», «questo è il mio sangue». Per entrambi i gesti poi dà un comando: «fate questo in memoria di me»; «vi ho dato un esempio perché anche voi facciate quello che ho fatto io».

Due gesti diversi, che hanno però lo stesso significato: ci rivelano infatti quanto Dio ci ama e ci spiegano il significato di quanto sarebbe accaduto il giorno successivo quando Gesù muore sulla croce.

Possiamo immaginare lo stupore e lo sconcerto dei discepoli: ne è prova la reazione di Pietro che non voleva lasciare che Gesù gli lavasse i piedi. Non era conveniente che colui che i discepoli chiamavano «Maestro e Signore» si abbassasse a svolger e le mansioni di un servo, uno schiavo. Lavare i piedi infatti era il compito riservato agli schiavi, anzi a chi tra loro teneva l’ultimo posto. Gesù si cala nei panni del servo, si abbassa fino alla forma dello schiavo, vuole farci capire quanto ci ama, quanto ci accoglie così come siamo nella nostra debolezza e fragilità. Questo gesto che appare scandaloso agli stessi discepoli, rovescia la logica dei rapporti umani e ci chiede di farci anche noi servi dei fratelli.

La lavanda dei piedi ci aiuta anche a capire l’altro gesto di Gesù: il gesto di spezzare il pane e di darlo ai discepoli, il gesto di offrire loro il vino accompagnandolo con le parole «questo è il mio corpo offerto per voi», «questo è il mio sangue versato per voi». Questo gesto mostra il significato della passione e della morte di Gesù: non solo la morte di un innocente ingiustamente condannato, ma il dono della propria vita per amore degli uomini e in obbedienza alla missione affidatagli dal Padre. In quel pane spezzato e in quel vino versato Gesù ci svela il segreto della sua vita: l’amore senza misura è più forte del peccato e della morte. Questo gesto, che i discepoli sono invitati a ripetere, resterà per sempre un dono, in cui Gesù stesso si fa presente e rinnova per noi il suo amore.

L’eucaristia, che celebriamo nelle nostre Chiese, è il memoriale della pasqua di Gesù, è la nuova cena pasquale in cui rinnoviamo la nostra alleanza con Dio non più attraverso il sangue dell’agnello, ma tramite il sangue di Gesù. Chiediamo la grazia di entrare con la fede e la preghiera nel significato vero e profondo di questo sacramento: solo così potremo anche noi sentire su di noi l’amore di Dio e potremo donarlo ai nostri fratelli.