MESSA ESEQUIALE PER DON MARIO CARMIGNOLA

06-04-2022

Il racconto della morte e della risurrezione del Signore, che abbiamo appena ascoltato, ci offre la prospettiva con cui vivere l’ultimo saluto al nostro caro don Mario. Nella fede infatti è proprio la Pasqua di Gesù a illuminare il mistero della morte. Come dice San Paolo «siamo convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi».

Sono sicuro che anche don Mario negli ultimi due anni in cui ha percorso una lunga e dolorosa via crucis per il progressivo venir meno delle forze fisiche a motivo di un insieme di gravi patologie, ha meditato spesso sulle pagine della Sacra Scrittura e anche per lui si è compiuto quanto scrive l’Apostolo: «anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno».

Ho avuto modo di fargli visita parecchie volte in questo ultimo periodo della sua vita e mi colpiva il suo silenzio quando i discorsi si facevano seri, un silenzio che un po’ stupiva in una persona come lui che amava lo scherzo e la battuta. Ripensandoci ora, quel silenzio mi richiama le parole del Libro delle Lamentazioni: «E’ bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore». Quest’ultimo tratto della sua vita è stato, a mio avviso, non è stato solo un tempo di sofferenza e di decadimento fisico, ma anche di preparazione e di purificazione interiore. Quando due anni fa sono riuscito a convincerlo di andare ad abitare in Casa del Clero molti dubitavano che si sarebbe abituato, invece, pur conservando il suo spirito autonomo, un po’ alla volta aveva accettato di farsi accudire e aiutare, manifestando riconoscenza per chi si prodigava per lui e per la sua salute. Mi piace pensare che questi due anni siano stati veramente un tempo di grazia in cui ha potuto completare il suo percorso di uomo, di cristiano, di prete.

Nato a Badia Polesine il 16 gennaio 1940 fu ordinato sacerdote il 28 giugno 1964. Dopo l’ordinazione fu vicario cooperatore prima presso la Cattedrale di Adria e poi in Duomo a Rovigo, quindi vicerettore in Seminario e insegnante al Collegio Vescovile «Angelo Custode». Dopo un breve periodo come cappellano a Costa, negli anni successivi dal 1973 al 1983 prestò il suo ministero come Assistente nell’Azione Cattolica. Fu poi per vent’anni – dal 1983 al 2003 – parroco a Rasa ed infine a Gaiba fino al 2018.

Don Mario non aveva un carattere facile, era però un uomo intelligente e generoso, attento ai poveri, che amava essere libero e autonomo. Aveva conseguito una laurea in lettere all’Università di Padova. Anche nelle cose pratiche cercava di arrangiarsi mi è stato detto che in casa aveva tutti gli utensili necessari per qualsiasi lavoro.

Sapeva farsi voler bene per il suo modo di fare semplice e attento alle persone bisognose. Ora che ha terminato il suo cammino tra noi, ringraziamo il Signore per il bene che ha fatto nel suo ministero sacerdotale e chiediamo al Signore di accoglierlo nella sua casa.

Desidero esprimere le mie condoglianze al fratello Renato, alle sorelle Nerina e Luigina e a tutti i familiari. Ringrazio la Casa del Clero di Rovigo che lo ha accolto in questi ultimi due anni della sua vita. Permettetemi un particolare pensiero di riconoscenza a due persone che gli sono state vicino: Nausica Biagi e il dr. Rodolfo Osti. L’esperienza vissuta con don Mario mi offre lo spunto per incoraggiare un volontariato a favore dei nostri sacerdoti anziani e ammalati: è un servizio che si è assunta l’UNITALSI diocesana. Auspico che altri si uniscano a questa forma di volontariato, quanto mai preziosa, in cui si esprime l’attenzione e la riconoscenza del popolo di Dio per i suoi pastori.