MESSA IN COENA DOMINI

28-03-2024

La celebrazione di questa sera, che ci fa rivivere l’ultima cena di Gesù con i discepoli, è come il portale d’ingresso nella Pasqua. Nell’ultima cena infatti, Gesù anticipa tutto quello che avverrà in seguito e ne spiega il significato. Lo fa perché lui conosce quanto lo aspetta e sceglie di affrontarlo liberamente per compiere la sua missione di amore e di salvezza per l’umanità. Giovanni nel suo racconto dell’ultima cena sottolinea questo aspetto. Per ben due volte dice che Gesù «sapeva» («sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre»; «sapendo che il Padre aveva messo tutto nelle sue mani»). E’ una sottolineatura importante perché ci permette di conoscere l’atteggiamento interiore con cui Gesù vive quella che Giovanni chiama la sua «ora», il momento decisivo della sua vita. Egli è consapevole degli avvenimenti tragici che gli stanno davanti e di quello che gli uomini (anche uno dei discepoli!) stanno tramando contro di lui; allo stesso tempo sa che il Padre ha messo tutto nelle sue mani ed egli pertanto rimane libero. Gesù non subisce passivamente gli eventi, ma nella sua libertà sceglie di affrontarli per trasformarli. Durante la cena Gesù fa qualcosa di inconsueto la consegna del pane e del vino e la lavanda dei piedi. Faccio osservare che questi due gesti ci sono trasmessi da due diverse tradizioni, che ci sono state presentate nella seconda lettura e nel Vangelo; la consegna del pane e del vino infatti ci viene trasmessa dai Vangeli sinottici e dalle lettere di Paolo, mentre la lavanda dei piedi dal Vangelo di Giovanni. Sono due tradizioni complementari, ma che tramettono lo stesso insegnamento. Questi due gesti e le parole che li accompagnano donano un significato nuovo a quanto sta per accadere: la passione e la morte diventano un dono d’amore che apre la strada ad una vita nuova, più forte del peccato e della morte. In essi è già contenuta tutta la Pasqua del Signore, la sua passione morte e risurrezione.

A questo punto proviamo a guardare a noi: anche noi siamo chiamati come i primi discepoli a fare Pasqua con Gesù. Anche noi siamo invitati questa sera ad entrare nel Cenacolo per vivere la novità e la forza della sua morte e risurrezione. Infatti quando ripetiamo i gesti di Gesù nell’ultima cena, possiamo vivere la forza trasformatrice della sua Pasqua. Quando nell’Eucarestia riceviamo il pane e il vino veniamo immersi nel dono d’amore che Gesù ha fatto di se stesso morendo sulla Croce, così pure quando anche noi come lui ci facciamo servi dei nostri fratelli. E’ importante tenere presente che questi due gesti non vanno mai separati: il rito eucaristico e il servizio concreto ai fratelli vanno sempre tenuti insieme, non c’è mai l’uno senza l’altro. Le parole di Gesù «Fate questo in memoria di me» non si riferiscono solo al gesto rituale dello spezzare il pane, di benedirlo e distribuirlo, ma anche al farsi servi, allo spezzare e al consegnare la propria vita. E’ questa la strada perché anche noi possiamo come Gesù passare ad una vita nuova, che attraverso la morte, ci riscatta dal peccato e dal limite della nostra natura umana rendendoci partecipi della vita di Dio.

L’Eucaristia non è solo un ricordo di quello che ha fatto Gesù, è un rito che ci associa a lui e ci trasforma interiormente perché ogni giorno sappiamo morire con Lui per risorgere con Lui ad una vita nuova.