NATALE DEL SIGNORE – MESSA DELLA NOTTE

24-12-2019

Vorrei partire da voi, cari fratelli e sorelle che affollate questa chiesa, nel cuore della notte: vorrei prendere spunto proprio dai pensieri e dai sentimenti che portate nel cuore in questo momento. Questa celebrazione non è avulsa dalla vita, qualcosa che non ha niente a che fare con quanto viviamo ogni giorno, ma vuole raggiungerci nella profondità del nostro essere, per trasformarci con la forza e la bellezza del mistero che celebriamo.

Vedo in voi quel «popolo che camminava nelle tenebre» di cui parla il profeta Isaia nella prima lettura, una moltitudine di persone accomunate da una condizione di precarietà e di incertezza, segnata dalle prove della vita, ma desiderosa di trovare salvezza. Anche a voi, come al popolo di cui parla Isaia, viene offerta questa notte una grande luce, una luce che porta gioia, una gioia concreta. Il testo biblico spiega questa concretezza dicendo «come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda»: noi potremmo dire – provo a tradurre nella nostra esperienza – come quando si riscuote lo stipendio e come quando si divide la vincita ad una lotteria. Non è solo una gioia concreta quella che ci viene annunciata, ma anche una gioia che aumenta e si moltiplica, fino a coinvolgere la società: questo vuol dire il profeta quando parla di strumenti di oppressione e di schiavitù che vengono spezzati e buttati via (il giogo, la sbarra sulle spalle, il bastone dell’aguzzino). Tutti questi segni della tracotanza e della violenza umana vengono eliminati da “un bambino”, “un “figlio”, e sulle debolissime spalle di questa fragile creatura andrà a posarsi il “potere”, quello buono, naturalmente, quello che farà di lui un “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace. L’origine di tanta gioia pertanto è in un bambino: «Un bambino è nato per noi ci è stato dato un figlio».

Troviamo lo stesso annuncio di luce e di gioia nelle parole dell’angelo ai pastori: «Ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E’ questo bambino anche per noi oggi la risposta al nostro bisogno di salvezza, la luce che può illuminare le tenebre in cui ci sentiamo immersi (la mancanza di senso, la sfiducia, l’incapacità di pensare e costruire un futuro per noi e per le generazioni a venire), la gioia a cui aneliamo.

Come accogliere questo Bambino che la fede ci presenta come il Figlio di Dio? La seconda lettura (Tt 2,11-14) ci offre una indicazione essenziale: «vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà». Sono le tre virtù che regolano il rapporto che dobbiamo avere rispettivamente con noi stessi, con gli altri, con Dio. In esse torna l’immagine del “popolo” al quale appare questa grande luce, che lo illumina e lo aiuta a diventare «un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone».

Auguro a tutti voi di lasciarvi toccare dall’annuncio di luce e di gioia di questa notte santa: possiate sperimentare la dolcezza di appartenere al Signore e di mettervi al suo servizio attraverso le opere della giustizia e dell’amore.