Ripensare il volto delle comunità cristiane. Proposta per l’anno pastorale 2018-2019

Radunati dalla Parola di Dio per vivere nella fraternità
14-09-2018

Cari Fratelli e Sorelle della Chiesa di Dio di Adria-Rovigo,
anche quest’anno mi rivolgo a voi con alcune riflessioni per stimolare e pro-vocare il cammino della nostra Chiesa diocesana. Non basta infatti conservare quanto abbiamo ricevuto dal passato, ma dobbiamo lasciarci interpellare da quanto sta accadendo attorno a noi. In una visione di fede, il Signore ci chiama ad accettare la sfida del cambiamento per vivere e testimoniare il Vangelo in modo adeguato al nostro tempo: è una chiamata in avanti, una pro-vocazione appunto.
Non si tratta semplicemente di accompagnare una riorganizzazione della presenza della Chiesa nel territorio, distribuendo in modo diverso i preti o accorpando le parrocchie, ma più in profondità siamo chiamati ad attuare una «conversione pastorale in chiave missionaria». E’ questo del resto il programma che Papa Francesco ha indicato a tutta la Chiesa all’inizio del suo Pontificato: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia» (Francesco, Evangelii Gaudium n. 27).
Con Papa Francesco, invito tutti voi a sognare una Chiesa rinnovata: per questo anche quest’anno, come già per l’ anno pastorale 2017-2018, il tema su cui vi invito a riflettere è «Ripensare il volto delle comunità cristiane». Ritengo infatti necessario approfondire ancora i tratti che le nostre comunità devono assumere per rispondere alla chiamata che il Signore ci rivolge in questo nostro tempo. Abbiamo già riflettuto sulla necessità che la comunità cristiana viva della partecipazione dei fedeli e non si limiti ad essere un «centro di servizi» gestiti dal parroco o al più da qualche collaboratore. La vita della Chiesa è compito di tutti i battezzati: per questo lo scorso anno pastorale abbiamo approfondito da un lato il concetto di «laicità», dall’altro quello di «ministerialità». In questa prospettiva ho proposto di avviare nelle parrocchie un «gruppo ministeriale», cioè un gruppo di laici che si assumono delle responsabilità in ordine alla vita comunitaria, collaborando con il presbitero a cui è affidata la parrocchia.
Quest’anno vorrei andare più a fondo per mettere in luce due dimensioni essenziali della vita della comunità cristiana.
La prima è il rapporto con la Parola di Dio: la Chiesa non è una qualsiasi comunità umana, che nasce dall’iniziativa delle singole persone, ma ha origine da una risposta ad una chiamata che viene dall’alto. Per questo ogni comunità cristiana nasce e si sviluppa coltivando un rapporto stretto con la Parola di Dio.
La seconda è la fraternità: vivere da fratelli è il segno della novità cristiana ed è la prima e fondamentale testimonianza che ci è chiesta per essere «discepoli missionari» ovvero «chiesa in uscita», per usare una espressione cara a Papa Francesco.
Mi auguro che questo mio scritto sia non solo oggetto di lettura personale, ma diventi occasione di confronto e di condivisione comunitaria, magari in piccoli gruppi per operare insieme un «discernimento comunitario» delle scelte da maturare per attuare una vera «conversione pastorale».

Rovigo, 14 settembre 2018, Festa dell’Esaltazione della Santa Croce

+ Pierantonio