SOLENNITÀ DEL CORPO E SANGUE DEL SIGNORE

Accogliamo il suo dono se crediamo nella sua incarnazione, in quella carne e in quel sangue. Entriamo in comunione con la sua Vita che non finisce se la forza di quel dono entra in noi, come il cibo che viene a fortificare il nostro corpo.
11-06-2023

«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Per noi che abbiamo una certa familiarità con il Vangelo e partecipiamo alla liturgia queste parole di Gesù non ci stupiscono più di tanto: le abbiamo sentite tante volte e le applichiamo al sacramento dell’Eucaristia, dove ci viene dato un pane che mangiamo, non un pane qualsiasi, ma la presenza reale di Gesù. Se però ci fermiamo a riflettere non ci meraviglia che queste parole abbiano sconvolto i Giudei di allora, perché la carne era per loro quella degli animali sacrificati, e il sangue serviva per aspersioni e libagioni, non certo come bevanda.

Ci chiediamo che effetto fanno queste parole ai nostri contemporanei, per lo più estranei a messe e Vangelo? Che senso ha parlare di una carne del Figlio dell’uomo da mangiare, di un sangue da bere, ma anche promettere una vita eterna, da acquistarsi con cibo e bevande?

Il parlare di Gesù era duro allora, ma è quasi incomprensibile oggi. Che parole potremmo usare per comunicare ad altri questa pagina di Vangelo? Il pane che mangiamo ogni giorno è l’alimento che ci dà forza e respiro, necessario per vivere. Ma per quanto ne mangiamo, la nostra vita è destinata a finire, come quella di tutti i padri che ci hanno preceduto. Il pane non è l’unica cosa necessaria per vivere, non ci basta: abbiamo desiderio di amore, di eternità, di una direzione e di un significato.

Il Dio in cui crediamo è sorgente inesauribile e infinita di amore, per questo ha creato il mondo e per questo si è fatto uomo, prendendo carne e sangue come ognuno di noi e ha unito così la sua esistenza alla nostra, la nostra alla sua.

Dio non è un pensiero, un’idea, un fantasma, un’astrazione; non è estraneo alla concretezza della vita. Dio si è fatto uomo e abita la storia, il tempo, gli affetti e le preoccupazioni; in Gesù, Dio ha dato tutto sé stesso accettando che il suo dono venisse rifiutato, la sua carne crocifissa, il suo sangue versato.

Per noi e per la nostra salvezza Gesù è entrato nella morte e l’ha vinta; riconsegnandoci la speranza certa che non siamo fatti per morire, ma per vivere in eterno, anche se in un modo che ancora non conosciamo.

Accogliamo il suo dono se crediamo nella sua incarnazione, in quella carne e in quel sangue. Entriamo in comunione con la sua Vita che non finisce se la forza di quel dono entra in noi, come il cibo che viene a fortificare il nostro corpo.

Per questo Gesù ha voluto rimanere presente nel segno vero di un pezzo di pane e di un sorso di vino, che la Chiesa ci dona come germoglio di eternità e strumento di comunione, perché presenza reale di Dio tra noi.

Noi che partecipiamo all’eucaristia e conosciamo il significato delle parole di Gesù siamo mandati ad annunciare quello che abbiamo compreso e accolto, con le parole nuove di questo tempo e della nostra storia, con la carne e il sangue della vita vera, che Dio stesso ha voluto abitare, benedire, rendere luogo della sua presenza. È quello che faremo al termine di questa celebrazione con la solenne processione che attraverserà le vie della nostra città, un gesto che vuol testimoniare pubblicamente la nostra fede in Gesù e allo stesso tempo invitare ad avvicinarsi a Lui quanti sono lontani o anche semplicemente indifferenti. Il Signore Gesù è davvero il cibo che può saziare la fame di amore e di verità dell’uomo di oggi: solo accogliendo il dono della sua vita è possibile credere in un mondo diverso dove gli uomini vivano da fratelli e regnino la pace e la giustizia.

Rovigo, Santuario della Madonna Pellegrina, 11 giugno 2023