AZIONE LITURGICA NELLA PASSIONE DEL SIGNORE

Gesù è la rivelazione del Padre e allo stesso tempo la piena manifestazione dell’amore
02-04-2021

La seconda tappa del Triduo pasquale ci porta a fissare il nostro sguardo sulla croce di Gesù: ricordiamo questa sera la sua passione e la sua morte. La messa nella cena del Signore ha anticipato nella forma di un rito (l’ultima cena di Gesù con il duplice gesto della lavanda dei piedi e dell’istituzione dell’eucaristia) quanto oggi invece contempliamo nella nudità e nella crudezza dei fatti.

«Li amò sino alla fine»: oggi possiamo vedere e comprendere che cosa significa «amare sino alla fine». Il racconto dell’evangelista Giovanni ci presenta la passione e la morte di Gesù come una rivelazione. L’immagine di Gesù sofferente che emerge dal racconto della Passione in Giovanni è quella che percorre tutto il suo Vangelo: Gesù è la rivelazione del Padre e allo stesso tempo la piena manifestazione dell’amore.

Lo cogliamo nel fatto che Gesù stesso che per ben tre volte nel quarto vangelo lo afferma parlando del momento decisivo della sua vita e della sua missione come di un «innalzamento»: «quando sarò innalzato da terra». A questo «innalzamento» sono collegati tre doni:

  • «bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (3,15); dall’alto della Croce Gesù comunica la vita eterna, cioè la vita stessa di Dio, il mistero d’amore che intercorre nella Spirito tra il Padre e il Figlio;
  • «quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono» (8,28): l’espressione «Io Sono» nella Bibbia esprime un atto di rivelazione. Il Crocifisso rivela il volto di Dio, che è amore;
  • «quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me»: proprio nella sofferenza e nella morte Gesù crea un vincolo nuovo di comunione con Dio e tra di noi.

Il Cristo è innalzato perché ha accettato di essere umiliato e ci attrae a sé perché ha consegnato per noi la sua vita. E’ proprio questo dono di sé la «calamita» che ci attrae, così come la grande «calamita» che innalza Gesù verso il Padre è l’accettazione di vivere l’abbassamento fino al punto estremo di una morte ignominiosa. Usando un’altra immagine del Vangelo di Giovanni, è proprio il seme caduto nella terra per marcirvi che viene elevato. Morte e vita, umiliazione e innalzamento, solitudine e comunione costituiscono un unico indivisibile movimento.

Nel racconto di Giovanni le ultime parole di Gesù sono «Tutto è compiuto». Che cosa significa questa espressione? Gesù vuol dirci che ha portato a termine la sua missione: ora in Lui si è realizzato il disegno del Padre di salvare l’umanità. Con la morte del Figlio la pienezza dell’amore di Dio è stata definitivamente donata agli uomini e di fronte a questa pienezza di amore anche la morte deve arrendersi. Per questo le ultime parole di Gesù sono già un annuncio della risurrezione.

La Passione di Gesù non ci rivela solo il senso della sofferenza e della morte di Gesù, ci apre anche la via per dare un senso anche ai nostri dolori e alla nostra morte. Ne abbiamo particolarmente bisogno in questo tempo in cui la malattia e la morte, a causa della pandemia, sono entrate con prepotenza nella nostra vita. Non possiamo in questo venerdì santo non fare sì che la Passione di Gesù incroci la passione degli uomini. Il Cristo Crocifisso oggi si presenta a noi negli ammalati che lottano per la vita nei nostri ospedali, in chi è costretto a morire in solitudine, negli anziani chiusi nelle case di riposo, nei tanti che hanno perso il lavoro e non sanno di che cosa vivere. Anche questo dolore e queste morti possono essere trasformate dall’amore, quell’amore che il Signore Gesù vuole continuare a riversare sull’umanità.

Giovanni conclude il suo racconto con queste parole: «Chi ha visto ne dà testimonianza, e la sua testimonianza è vera. Egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Fissando lo sguardo sulla Croce di Gesù, chiediamo la grazia di diventare anche noi testimoni della morte del Signore, una morte che raccoglie ogni altra morte, anche la più terribile e vergognosa, ma allo stesso tempo sconfigge la Morte, il più grande nemico della vita.