DOMENICA III DEL TEMPO ORDINARIO, DELLA PAROLA E GIORNATA DEL SEMINARIO

“Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino”
26-01-2020

Gesù comincia la sua missione con una parola: «Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino”». E’ questa parola che raggiunge la gente della Galilea come una luce che illumina e trasforma. E’ questa parola che chiama i primi discepoli, Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni e cambia radicalmente la loro vita.

Non so se siamo consapevoli che la missione di Gesù è stata soprattutto quella di portare nel mondo la Parola di Dio. Certamente egli ha guarito i malati e ha operato segni straordinari, ma tutto questo era a conferma della Parola che annunciava. E’ infatti la Parola accolta nelle feda che porta agli uomini la salvezza di Dio.

E’ interessante notare che fin dall’inizio Gesù non è solo nella missione di annunciare il Vangelo del Regno: chiama subito alcuni uomini a stare con lui e a diventare partecipi della sua missione. Il gruppo dei discepoli forma così il primo nucleo della Chiesa ed è all’interno di questo nucleo che si formano gli scritti del Nuovo Testamento, in particolare i Vangeli e viene data una lettura cristiana anche dei libri dell’Antico Testamento.

Ancora oggi il nostro incontro con Cristo avviene attraverso la Parola, contenuta nella Sacra Scrittura e annunciata a noi dalla Chiesa. Il libro della Sacra Scrittura non è un libro qualsiasi: la Parola, che in esso è contenuta è Parola di Dio e proprio attraverso il contatto personale e costante con questa Parola noi possiamo conoscere Gesù.

Il Papa ha voluto dedicare questa domenica alla Parola di Dio: potrebbe sembrare un’iniziativa superflua, in fondo ogni domenica ascoltiamo la Parola. Penso però che sia utile fermarci per essere richiamati a cogliere il valore fondante della Parola nella nostra vita di cristiani. Quale posto ha l’ascolto della Parola nella nostra spiritualità? Certamente la preghiera e i sacramenti sono importanti, ma senza l’ascolto della Parola rimangono incompiuti e forse anche inefficaci. In fondo la nostra preghiera è risposta a quanto Dio ci fa sentire e in questo i Salmi sono esemplari: in essi infatti sentiamo l’eco delle Scritture che i credenti di Israele ascoltavano e meditavano facendone il nutrimento del loro dialogo con Dio. Non è un caso che non solo nell’Eucaristia, ma anche in tutte le altre celebrazioni sacramentali la Chiesa chieda che venga proclamato sempre un brano della Sacra Scrittura.

La Parola Dio è viva, per questo il libro che la contiene è affidato alla Chiesa, a uomini e donne che hanno fatto esperienza della luce e della forza che essa può donare. E’ una Parola che deve essere custodita per poterla trasmettere nella sua integrità. I Pastori, nella Chiesa hanno proprio questo compito: custodire la Parola per poterla annunciare con autorità.

Questa considerazione ci conduce al secondo motivo di riflessione e di preghiera di questa domenica: la Giornata del Seminario diocesano. C’è un nesso profondo tra il ministero sacerdotale (e quindi le vocazioni al ministero) e la Parola di Dio. La vocazione nasce quando un giovane entra in un rapporto personale e intimo con il Signore attraverso la meditazione della Parola di Dio. Non basta l’esempio di un sacerdote, un’esperienza spirituale, occorre passare attraverso questo dialogo mediato dalla Parola della Sacra Scrittura. Ed è questa Parola che dà la forza di vincere le resistenze e i dubbi e dire di sì.

C’è però anche un altro motivo: il ministero del presbitero (come del resto quello del Vescovo) è un servizio della Parola, per predicarla a tutti e per introdurre i fratelli a comprenderla nel modo corretto, secondo il pensiero di Cristo e non secondo interpretazioni arbitrarie. La Parola di Dio infatti è una Parola viva,  una Parola che ci interpella e proprio per questo ha bisogno anche della mediazione umana della Chiesa e dei suoi ministri. Mi chiedo quanto anche nella nostra Chiesa sia percepito questo rapporto tra il ministero del prete e la Parola di Dio. Se devo guardare alle richieste che mi vengono fatte, mi sembra che il prete sia cercato più per compiti di animazione sociale, soprattutto in relazione ai ragazzi e ai giovani, e per alcuni servizi religiosi, raramente invece colgo la richiesta di un prete che aiuti a comprendere e a vivere la Parola. Eppure proprio di questo abbiamo bisogno: la predicazione non è una semplice spiegazione della Parola, è molto di più. E’ un «dare carne» alla Parola perché possa toccare la vita. Il prete serve proprio a questo: farci sentire che il Vangelo tocca la nostra vita e, se noi lo vogliamo, la può trasformare. Ciò è tanto più importante oggi nel «cambiamento d’epoca» che stiamo vivendo. Solo nell’ascolto della parola potremo trovare la forza e l’intelligenza per vivere questo tempo come un nuovo inizio, cogliendo nella storia che viviamo i segni di una promessa di Dio. Come hanno scritto i nostri seminaristi sul numero di oggi del settimanale diocesano (vi invito a leggere la pagina molto bella che hanno preparato): «Diventa importante smetterla di fuggire dal presente e rifugiarsi nel passato. Occorre mettersi in cammino verso il futuro. Proprio in questo senso può diventare fondamentale la testimonianza del Seminario, come tempo e luogo che per sua natura custodisce una promessa di futuro. (…) Il Seminario custodisce la consapevolezza che il Signore non viene meno alla promessa di mandare operai nella sua messe. Ma ancora di più, custodisce la testimonianza di molti ragazzi che hanno avuto il coraggio di interrogarsi sulla possibilità di seguire questa strada che, seppur con difficoltà, porta verso il futuro».