INCONTRO DI RIFLESSIONE IN OCCASIONE DELLA FESTA DEI LAVORATORI

«La vera ricchezza sono le persone: senza di esse non c’è comunità di lavoro, non c’è impresa, non c’è economia».
28-04-2022

Negli scorsi anni in occasione della Festa dei Lavoratori organizzavamo come Diocesi un momento di preghiera in una azienda della nostra Provincia. Quest’anno abbiamo pensato ad un incontro diverso, stimolati anche dal tema proposto nel Messaggio dei Vescovi italiani per la Festa del 1° maggio: «La vera ricchezza sono le persone». Dal dramma delle morti sul lavoro alla cultura della cura.

Si tratta di un tema estremamente attuale, che interpella i cristiani impegnati nel mondo del lavoro, come pure tutti gli uomini di buona volontà. Ci è sembrato utile pertanto offrire a tutti una riflessione e un approfondimento, per favorire una presa di coscienza e un’assunzione di responsabilità.

«La vera ricchezza sono le persone: senza di esse non c’è comunità di lavoro, non c’è impresa, non c’è economia. La sicurezza dei luoghi di lavoro significa custodia delle risorse umane, che hanno valore inestimabile agli occhi di Dio e anche agli occhi del vero imprenditore» ha ricordato Papa Francesco ricevendo in udienza l’Associazione nazionale dei costruttori edili (20 gennaio 2022).

Questo pensiero del Papa, riportato dal Messaggio dei Vescovi italiani, mi sembra aiuti a inquadrare la tutela della sicurezza dei lavoratori. Non si tratta infatti solamente di un problema solo normativo e disciplinare, ma più in profondità della concezione che si ha del lavoro.

Solo una concezione che vede la priorità della persona umana rispetto al lavoro, inteso come produzione di beni e di servizi, permette la tutela della sicurezza dei lavoratori. Non è la stessa cosa infatti vedere la persona come strumentale rispetto alla produzione e invece mettere la persona al centro, come fine e misura del lavoro. I comportamenti, anche riguardo alla sicurezza, sono figli di convinzioni, idee, principi.

La dottrina sociale della Chiesa insegna la priorità dell’elemento soggettivo (il riferimento alla persona come soggetto del lavoro) su quello oggettivo (il prodotto):

La soggettività conferisce al lavoro la sua peculiare dignità, che impedisce di considerarlo come una semplice merce o un elemento impersonale dell’organizzazione produttiva. Il lavoro, indipendentemente dal suo minore o maggiore valore oggettivo, è espressione essenziale della persona, è «actus personae ». Qualsiasi forma di materialismo e di economicismo che tentasse di ridurre il lavoratore a mero strumento di produzione, a semplice forza-lavoro, a valore esclusivamente materiale, finirebbe per snaturare irrimediabilmente l’essenza del lavoro, privandolo della sua finalità più nobile e profondamente umana. La persona è il metro della dignità del lavoro: «Non c’è, infatti, alcun dubbio che il lavoro umano abbia un suo valore etico, il quale senza mezzi termini e direttamente rimane legato al fatto che colui che lo compie è una persona ». La dimensione soggettiva del lavoro deve avere la preminenza su quella oggettiva, perché è quella dell’uomo stesso che compie il lavoro, determinandone la qualità e il valore più alto. Se manca questa consapevolezza oppure non si vuole riconoscere questa verità, il lavoro perde il suo significato più vero e profondo: in questo caso, purtroppo frequente e diffuso, l’attività lavorativa e le stesse tecniche utilizzate diventano più importanti dell’uomo stesso e, da alleate, si trasformano in nemiche della sua dignità. (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa n. 271).

Gli interventi che seguono ci daranno dei riferimenti oggettivi sulle morti e sugli infortuni sul lavoro e ci presenteranno anche la testimonianza di chi opera sul campo per la prevenzione e la sicurezza. E’ importante però che sappiamo cogliere anche la cornice di idee e di valori che sta dietro ai comportamenti e che motiva le scelte delle persone.

Il legame tra il lavoro e la persona ci porta a vedere nell’attenzione alla prevenzione e alla sicurezza un’espressione della cura verso noi stessi e verso gli altri. La parola cura richiama più la dimensione etica che quella tecnica, pur importante. Diffondere la «cultura della cura» diventa pertanto determinante: diffondere tale cultura è un compito affidato in modo particolare alla testimonianza dei cristiani nel mondo del lavoro.