MESSA ESEQUIALE PER PINO FRIGATO, SACRISTA PER 60 ANNI DEL DUOMO-CONCATTEDRALE DI ROVIGO

13-12-2023

La morte ha colto il nostro fratello Pino a pochi giorni dal suo 94 compleanno: la sua è stata una vita lunga, in cui ha potuto sperimentare le gioie e i dolori che segnano la nostra esistenza di creature umane, Anche per lui possiamo usare un’espressione che troviamo nella Bibbia: la Bibbia, quando parla della morte i un patriarca (Abramo, Isacco, Giacobbe) dice che morì «sazio di anni». E’ un’espressione che suggerisce l’idea di una vita vissuta compiutamente, in cui vi è stata la possibilità di realizzare i propri progetti e di vedere soddisfatte le proprie attese. Questa «sazietà» non è solo la conseguenza di un tempo lungo di vita, ma soprattutto è frutto di impegno, di tenacia e di perseveranza, virtù che anche il nostro Pino ha praticato.

Oggi accompagnandolo con la nostra preghiera nel passaggio da questo mondo al Padre, vogliamo presentare al Signore le opere e i giorni della sua lunga esistenza terrena e chiedere che venga accolto nella vita senza fine. La pienezza di una lunga esistenza infatti introduce quasi naturalmente nella vita senza tempo, la giornata senza tramonto di cui parla la Sacra Scrittura.

Isaia, nel brano letto come prima lettura, annuncia un giorno («in quel giorno») in cui il Signore preparerà un banchetto sul monte di Gerusalemme e strapperà il velo che copriva la faccia di tutti gli uomini. In quel giorno Dio eliminerà la morte per sempre.

Pino, uomo di fede, ha creduto e sperato di vedere il giorno promesso dal Signore. Ha preso sul serio l’invito di Gesù «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro».

La nostra preghiera esprime insieme con il suffragio anche la lode e la riconoscenza per il servizio fedele e generoso che questo nostro fratello ha prestato alla Chiesa, in modo particolare a questa Basilica Concattedrale, di cui è stato sacrestano (o con un termine più elegante «addetto al culto») per moltissimi anni. Per lui è stato molto di più di un impiego, di un lavoro, ma una vera e propria missione, in cui si è speso con generosità al punto da identificarsi con questo tempio. Ormai da qualche anno per l’età e per le condizioni di salute aveva dovuto ritirarsi, ma ricordiamo tutti come, quando ha cessato il servizio, senza di lui in Duomo si sentiva che mancava qualcosa: mancava una presenza assidua, la memoria di una tradizione, lo zelo per la casa del Signore. Pino è stato una figura speciale, potremmo dire unica per la passione con cui ha svolto il suo compito: egli ci lascia una testimonianza di amore alla liturgia, alla cura della casa del Signore che ha custodito per tanti anni. Purtroppo ci mancano figure come lui che ci aiutino a tenere vive le nostre chiese, che rischiano di essere abbandonate, poco curate, spesso chiuse perché non c’è nessuno disponibile a preoccuparsi della loro apertura e della loro custodia.

Accanto all’ «uomo di chiesa» però credo sia doveroso ricordare anche la sua vita familiare: mi sembra di poter dire che anche nella sua casa ha portato lo stesso impegno e la stessa passione che metteva nel lavoro: ne è testimonianza la cura e l’attenzione con cui i figli lo hanno seguito in questi ultimi anni in cui non era più pienamente autosufficiente.

Affidiamo all’amore e alla misericordia di Dio questo nostro fratello perché dia anche lui il premio riservato ai servi buoni e fedeli e lo ammetta a celebrare in cielo la liturgia della lode che non ha fine.