NATALE DEL SIGNORE – MESSA DELL’AURORA

Dio si è fatto piccolo affinché noi potessimo comprenderlo, accoglierlo, amarlo (Benedetto XVI)
25-12-2022

Penso di interpretare i sentimenti che ognuno di voi porta nel cuore, dicendo che tutti noi in questo mattino di Natale proviamo un grande desiderio di sperimentare gioia e pace, un desiderio tanto più grande quanto più forti e pressanti sono le preoccupazioni e le fatiche del tempo che stiamo vivendo. Possiamo sperimentare gioia e pace nella misura in cui anche noi saremo capaci di «vedere» il segno che è dato a noi come duemila anni fa ai pastori: il Bambino deposto nella mangiatoia. Nelle tre letture che abbiamo appena ascoltato ricorre il verbo «vedere»: nella prima lettura siamo esortati a vedere il Salvatore che viene a liberare la figlia di Sion (il popolo di Israele); nella seconda lettura ci vien detto che ora è possibile vedere la bontà di Dio che si è manifestata in Gesù; nel Vangelo sono i pastori che vanno a vedere l’evento annunciato dagli angeli. Nel linguaggio della Bibbia «vedere» non è soltanto la reazione materiale/fisica di fronte a un fatto storico, vedere è il verbo della fede: indica l’accoglienza e l’adesione ad una parola che si è fatta evento, che si è realizzata.

Nel brano evangelico, che è stato proclamato poco fa, l’evangelista Luca ci descrive con ricchezza di particolari gli atteggiamenti spirituali in cui si esprime questa accoglienza da parte dei pastori e di Maria. E’ utile riprenderli per essere aiutati anche noi in questo giorno di Natale a fare il percorso della fede, che sola ci può dare quella gioia e quella pace che tanto desideriamo.

Il primo atteggiamento che Luca mette in evidenza è lo stupore: «Tutti coloro che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori». Lo stupore nasce dal riconoscere che Dio agisce nella piccolezza di un bambino avvolto in fasce.  Lo stupore è l’atteggiamento di chi sa attendere e scopre una porta verso l’infinito proprio nel limite di una realtà piccola e debole come un bambino.

Legato al primo c’è un secondo atteggiamento sottolineato da Luca: la lode, che si esprime in un canto che unisce cielo e terra, il canto degli angeli ma anche quello dei pastori che «se ne tornarono lodando e glorificando Dio per tutto quello avevano udito e visto, com’era stato detto loro».

Un terzo atteggiamento è quello della fretta: i pastori non indugiano, vanno subito a vedere quanto gli angeli hanno annunciato loro e poi cominciano subito a raccontare quanto hanno visto. I pastori, abituati ad ascoltare la voce di Dio nei segni semplici della natura, sanno intuire che il Bambino nella mangiatoia è un dono, un evento, è una Parola di Dio da accogliere e testimoniare.

Un ultimo atteggiamento è riferito a Maria, è la reazione intima della Vergine agli eventi in cui è coinvolta: «Maria da parte sua custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore» Per lei, accogliere è custodire, cioè aver cura della parola che in Lei è divenuta carne.

Ecco allora gli atteggiamenti spirituali che gli umili, Maria e i pastori, ci indicano perché il nostro Natale diventi esperienza di pace e di gioia: vedere con gli occhi della fede il bambino avvolto in fasce, stupirsi di fronte a questo evento così ordinario, accogliere la Parola che ci spiega il senso di questo evento, custodirla e testimoniarla. Se riusciremo a fare questo percorso spirituale anche noi vedremo la bellezza di Dio, che è umiltà: «Il segno di Dio è che egli si fa piccolo per noi. E’ questo il suo modo di regnare. Egli non viene con potenza e con grandiosità esterne. Egli viene come un bambino inerme e bisognoso del nostro aiuto. Non vuole sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza. Egli chiede il nostro amore: perciò si fa bambino… Dio si è fatto piccolo affinché noi potessimo comprenderlo, accoglierlo, amarlo» (Benedetto XVI).