FESTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE – Duomo Concattedrale di Rovigo

Illuminati dalla fede però possiamo vedere in questo tempo un kairòs, cioè un’occasione di salvezza e di rinnovamento
27-10-2019

La devozione alla Madonna delle Grazie, anche nella nostra città di Rovigo, nasce e si sviluppa a partire dalla fiducia del popolo di Dio nella potente intercessione di Maria. Invocare Maria come mediatrice delle grazie divine significa riconoscere la sua funzione materna: come ogni mamma anche Maria si preoccupa per i suoi figlie e ottiene per loro ciò di cui hanno bisogno. Non dobbiamo tuttavia limitarci a vedere la mediazione materna di Maria solo in termini individuali, ma dobbiamo sforzarci di pensarla anche in una prospettiva ecclesiale. Maria infatti fin dall’eternità non è stata solo un membro della Chiesa, ma ha svolto e svolge tuttora una funzione materna verso l’insieme del corpo ecclesiale. In particolare vorrei mettere in evidenza questa sera come, a partire dalla sua maternità divina, Maria insegna alla Chiesa ad essere madre. Leggiamo nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium del Concilio ecumenico Vaticano II: «La Chiesa, contemplando l’arcana santità di Maria, imitandone la carità e compiendo fedelmente la volontà del Padre, diventa essa pure madre per mezzo della parola di Dio, accolta con fede» (LG 64).

Mi sembra importante richiamare questo aspetto della funzione materna di Maria nei confronti della Chiesa in un momento in cui come Chiesa diocesana stiamo riflettendo sulla necessità di vivere il «cambiamento d’epoca», che stiamo attraversando, come una nuova nascita. Nella lettera che ho indirizzato alla Diocesi all’inizio di questo anno pastorale scrivo: «Vorrei proporre come metafora che può illuminare quanto stiamo vivendo quella della nascita. Il tempo che viviamo, soprattutto in un’ottica ecclesiale, ci può sembrare un tempo di morte: sperimentiamo infatti la fine di un modo di essere della comunità cristiana e siamo tentati di pensare che venga meno la presenza stessa della Chiesa. Illuminati dalla fede però possiamo vedere in questo tempo un kairòs, cioè un’occasione di salvezza e di rinnovamento. In realtà noi possiamo partecipare ad una nuova nascita della Chiesa: solo mettendoci in questa prospettiva possiamo ritrovare fiducia e ridare motivazioni al nostro impegno». Dobbiamo vincere la tentazione di rassegnarci ad essere come una madre sterile e abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di essere invece «generativi». Proprio guardando a Maria e alla sua maternità, la nostra Chiesa può imparare a dare nuova vita alle nostre comunità cristiane. Il passo di Lumen Gentium, appena citato, indica alcune disposizioni di Maria che la Chiesa deve fare proprie per diventare come Lei madre, cioè capace di generare vita.

La prima è «contemplare la sua santità»: non saremo mai generativi se non diventiamo più santi.

Strettamente legata a questa è la seconda indicazione: «imitando la sua carità»: la santità infatti non è solo uno sforzo intimistico di perfezione individuale, ma è amore concreto del prossimo, quel prossimo che è «la carne di Dio». Non vi è testimonianza più credibile e convincente della carità. E’ una testimonianza che anche l’uomo di oggi comprende e apprezza.

La terza disposizione ci richiama al discernimento: «compiendo fedelmente la volontà del Padre». Non dobbiamo guardare al cammino della nostra Chiesa con criteri umani, ma cercare di comprendere che cosa il Signore ci sta dicendo attraverso le vicende che toccano la vita delle nostre comunità (per es. la scarsità di clero, il rarefarsi delle risorse economiche, la disaffezione dalla pratica religiosa delle generazioni più giovani, ecc.). Cercando quello che il Signore vuole dirci, supereremo la tentazione di vedere solo il vecchio che sta morendo e sapremo scorgere invece i germogli che stanno spuntando per coltivarli con pazienza e amore.

La quarta indicazione è a mio avviso la più importante. La Chiesa, come Maria, «diventa essa pure madre per mezzo della parola di Dio, accolta con fede». E’ la Parola che genera vita nuova, che attira nuovi cristiani, che rianima comunità stanche e deluse. Deve essere però una Parola «accolta con fede»: deve essere cioè incarnata, vissuta, in modo da toccare la vita delle persone. Noi spesso siamo spaventati dalla distanza che constatiamo tra il Vangelo e la mentalità del mondo in cui viviamo e siamo portati a pensare che non c’è spazio in questa società e in questa cultura per il messaggio cristiano. Invece è proprio questa distanza che lo rende interessante e attuale, come del resto è stato nei primi tempi della Chiesa. Proprio perché «in-audita» (cioè mai sentita prima) la Parola della Chiesa può attirare e generare anche oggi nuovi cristiani.

Chiediamo questa sera alla Beata Vergine Delle Grazie per la nostra Chiesa di Adria-Rovigo il dono di una nuova maternità: il Signore ci conceda per la tua intercessione Santa Madre di Dio, di poter generare nuovi figli alla fede e di dare vita nuova alle nostre comunità.