Il contesto liturgico dell’Ascensione del Signore ci offre spunti significativi per comprendere il significato del rito di ordinazione che avrà luogo tra poco.
L’Ascensione di Gesù al cielo è strettamente legata all’evento della sua morte e risurrezione: potremmo dire che è un aspetto della Pasqua del Signore, un aspetto che sottolinea come Gesù passando attraverso la morte e la risurrezione è tornato al Padre, compiendo la sua missione. Giovanni, introduce il racconto dell’ultima cena e della passione del Signore dicendo: «essendo venuto il tempo di passare da questo mondo al Padre …»: la pasqua di Gesù è proprio questo: il passaggio da questo mondo al Padre, un passaggio che apre una via per l’umanità. La missione di Gesù è stata quella di riportare Dio agli uomini e gli uomini a Dio: l’Ascensione al cielo ci indica la meta a cui anche noi possiamo giungere seguendo Gesù come suoi discepoli. È questa la buona notizia, il Vangelo, che la Chiesa è chiamata a portare all’umanità: c’è una via per raggiungere Dio, Dio, il Padre da cui tutti veniamo e a cui aneliamo tornare, non è irraggiungibile: seguendo Gesù possiamo ritrovare l’unione con Lui e diventare partecipi della sua vita divina.
È questo anche il cuore del ministero presbiterale che viene oggi affidato al nostro caro Andrea. È importante richiamare il cuore, ovvero il centro, del ministero del prete: c’è sempre il pericolo, sia per i fedeli che per gli stessi presbiteri di perderlo di vista, occupati come siamo dalle tante incombenze e dalle tante richieste. Il cuore sta proprio qui: aiutare i nostri fratelli e sorelle a indirizzare la loro vita verso il Padre, seguendo Gesù il Figlio guidati dall’ispirazione interiore dello Spirito Santo.
Qualcuno di voi penserà che tutto questo non è attuale: non è questo che gli uomini e le donne ci chiedono. Lo sperimentiamo anche nelle nostre parrocchie, ad esempio quando proponiamo un percorso di fede alle persone e alle famiglie: tutt’al più interessano dei riti, ma pochi si lasciano mettere in discussione e si coinvolgono. Eppure, nonostante tutto, affiora anche nella nostra gente e soprattutto nei ragazzi e nei giovani, un bisogno che va oltre le cose materiali, un bisogno informe, quasi sommerso, che emerge solo in determinati momenti e che fa fatica ad esprimersi. Se sappiamo ascoltare questo bisogno, ci accorgiamo quanto sia necessario aiutare le persone a ritrovare la strada che porta a Dio nostro Padre e di conseguenza di quanto sia preziosa la missione della Chiesa e dei suoi ministri. C’è una ricerca di spiritualità e una sete di interiorità che attende qualcuno che la indirizzi e la guidi. Là dove ci sono comunità e presbiteri capaci di captare questa domanda si vedono frutti inattesi. È l’esperienza di paesi, come la Francia o il Nord Europa, dove la scristianizzazione della società è più avanzata rispetto a noi. In questi paesi però si sta assistendo ad un fenomeno nuovo e in parte inatteso: ci sono adulti e giovani che si avvicinano alla Chiesa. Ne fanno testo i numeri dei battezzati: in Francia nell’ultima Pasqua 10.000 adulti e 7.000 giovani hanno chiesto di ricevere il battesimo e sono diventati cristiani. Scrive a questo proposito un prete francese, responsabile del Servizio nazionale per i giovani e le vocazioni: «Nella società francese contemporanea l’80% dei giovani non ha ricevuto alcuna educazione religiosa. Questi ragazzi hanno ben poche idee preconcette sulla Chiesa. Ciò che hanno in comune coloro che chiedono il battesimo è l’aver fatto un’esperienza spirituale e un incontro personale con Cristo. Alcuni dicono che sono stati toccati dalla bellezza di una liturgia, dal silenzio di una chiesa, dalla testimonianza di un amico. Hanno sete di formazione, di punti di riferimento, di fraternità e di senso di appartenenza».
Caro Andrea, questo sarà anche il contesto in cui sarai chiamato ad essere prete; un contesto dove non ci saranno facili successi (oggi non basta più per un prete essere giovane e condividere gusti ed esperienze con loro perché i ragazzi e gli adolescenti lo seguano). Questo è il tempo di un lavoro umile paziente, che sa andare in profondità e che ascolta le domande profonde delle persone per poter poi dire quella Parola, la Parola del Vangelo, che indica la strada che porta al Padre. Certamente c’è bisogno di essere vicini alla gente, di condividere la loro vita ma non in forma superficiale, occorre che questa vicinanza arrivi ad intessere dialoghi che toccano le domande decisive perché è là che si apre la via anche per un cammino di fede. In altri termini occorre saper essere vicini anche a chi è molto distante dalla fede e dalla Chiesa, ma allo stesso tempo saper indicare con franchezza quel di più che viene d Dio. In questo è di aiuto l’esempio di Gesù che nei suoi incontri è riuscito a manifestare sempre una straordinaria vicinanza a tutte le situazioni umane e insieme a far sentire la presenza di Dio e della sua salvezza.
Certamente non viviamo tempi facili ma forse proprio la condizione in cui ci troviamo a vivere e ad operare, ci spingerà a cercare il cuore della missione della Chiesa e del ministero del prete, un cuore che ci avvicina al cuore di Cristo. Per questo caro Andrea guarda con fiducia il ministero che oggi la Chiesa ti affida: ti attende una missione impegnativa ma allo stesso tempo entusiasmante. Non temere di spenderti con generosità: il Signore ama chi dona con gioia e non mancherà di sostenerti e di donarti la sua consolazione.