VEGLIA DI PREGHIERA PER L’AVVIO DEL CAMMINO VERSO L’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

Ci ritroviamo lasciandoci guidare dalla figura e dall’esempio di San Giuseppe
19-03-2022

È bello ritrovarci questa sera nella festa di San Giuseppe per avviare questo cammino diocesano, che ci aiuterà a riscoprire e a riproporre la bellezza di essere famiglia. Lo facciamo lasciandoci guidare dalla figura e dell’esempio di San Giuseppe: nella Santa Famiglia di Nazareth è la persona che appare meno, ma non per questo è meno importante e significativo, anzi ha molte cose da insegnarsi. Lo sanno bene le famiglie che l’estate scorsa hanno partecipato alla vacanza di Madesimo e hanno potuto ogni giorno riflettere su un aspetto particolare dell’esperienza familiare di San Giuseppe. Maria la sua sposa, a cui è dedicata questa chiesa, di certo non se ne avrà a male.

Vorrei partire da una considerazione molto semplice: Giuseppe ha fatto famiglia con Maria e con Gesù, il bambino concepito per opera dello Spirito Santo, perché ha deciso di dedicare a loro la sua vita. Sappiamo dal racconto di Matteo che dopo aver saputo che Maria era in attesa di un figlio, aveva deciso di farsi da parte, non perché la volesse rifiutare ma perché si sentiva in dovere di rispettare il mistero di quella maternità. In sogno però l’angelo gli mostrò una strada diversa: “Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. Da quel momento tutta la vita di Giuseppe è stata dedicata a Maria e al bambino: per loro ha affrontato anche la dura esperienza della fuga in Egitto (ci fa riflettere vedere in questi giorni tante famiglie profughe per fuggire dalla guerra). Proprio in questo dedicarsi, prendersi cura della sposa e del figlio, Giuseppe ha trovato il senso della sua esistenza. È bello fare famiglia, infatti, perché dà un senso pieno alla nostra esistenza: non ci si realizza infatti da soli come individui, ma insieme dentro una famiglia. Anche chi è chiamato alla verginità e al celibato per il Regno dei cieli realizza la sua vocazione non da solo, ma dedicando la sua vita ad una famiglia più grande, fatta non di vincoli di sangue ma da fratelli, sorelle e figli spirituali.

Questo concetto semplice oggi non è scontato. Mi hanno molto colpito i dati di un’indagine statistica, secondo cui il 51% dei giovani tra i 18 e i 20 anni immaginano il loro futuro senza figli; Solo una minoranza di questi, cioè il 31% stima che a 40 avrà un rapporto di coppia, un ulteriore 20% prevede di rimanere single. Pur tenendo conto che si tratta di un’età in cui si è portati a pensare a sé stessi, sono dati impressionanti, che mostrano come la mentalità individualistica, che la nostra società alimenta in tutti i modi, ha fatto presa sulle giovani generazioni, ma aggiungo non solo su di loro: quanti sessantenni mettono in crisi il loro matrimonio perché vogliono essere liberi e ritornano a comportamenti adolescenziali?

Ben venga allora questo percorso attraverso il territorio della Diocesi per riproporre la bellezza e la gioia della vita familiare, quell’ «amoris laetitia» (la letizia dell’amore) che Papa Francesco ha così efficacemente descritto nella omonima esortazione apostolica. La Santa Famiglia di Nazareth ci assista e ci guidi ad essere testimoni del sogno d’amore che fin dalla creazione Dio ha scritto nel cuore di ogni uomo e di ogni donna.