VEGLIA PASQUALE

«Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre, e li unisce alla comunione dei santi»
11-04-2020

«Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre, e li unisce alla comunione dei santi».

Queste parole tratte dal preconio (annunzio) pasquale spiegano bene il significato di quanto stiamo celebrando: questa veglia ci porta al cuore del mistero cristiano e, per così dire ci «immerge» nell’amore di Dio che ci salva.

Dovendo rinunciare ad alcuni momenti come la benedizione del fuoco e del cero e la liturgia battesimale, la nostra attenzione si concentra questa notte sulla liturgia della Parola. In ogni celebrazione Dio parla al suo popolo: questa notte, in cui siamo chiamati a rivivere tutta la storia della salvezza, Dio ci parla in un modo particolare, con un’abbondanza e una lunghezza inusuali. L’ascolto che ci è chiesto non è meramente passivo, ma è un ascolto attivo: per questo dopo ogni lettura abbiamo fatto un momento di silenzio, ci siamo alzati in piedi e a nome di tutti il celebrante ha recitato un’orazione che abbiamo fatto nostra con l’Amen. Non si tratta solo di risentire qualcosa che già conosciamo, ma il ricordare è un ri-vivere, un entrare di nuovo in quanto ci viene narrato, per percepire che ne siamo i destinatari.

Le letture che ci sono state proposte ci hanno fatto così ripercorrere le tappe della storia della salvezza. Il Dio di Gesù Cristo non è un’entità lontana e disinteressata, è un Padre che si prende cura dei propri figli: la storia che abbiamo ripercorso, a partire dalla creazione proseguita poi con il passaggio del mar Rosso e la promessa di una nuova alleanza, ci parla della cura amorevole di Dio per l’umanità, che culmina nella risurrezione di Gesù.

La Pasqua di Cristo infatti è al centro di questa storia di salvezza. Le parole dell’angelo alle donne «Gesù, il Crocifisso, è risorto!» cambiano il corso della storia dell’umanità. E’ questa la «buona notizia» di cui l’uomo ha bisogno per vivere, per sperare, per continuare ad amare. La risurrezione è l’ultima parola di Dio sulla vita del suo Figlio: ciò che sigilla il cammino terreno di Gesù non è una parola di morte, ma una parola di vita. Dio ha creato tutto per la vita: strappando alla morte il Figlio suo, ha manifestato il destino a cui tutti siamo chiamati: diventare partecipi della vera vita nella pienezza della comunione con lui. Nel Crocifisso Risorto noi riconosciamo il compimento della nostra speranza e la realizzazione di ogni nostra attesa. Crediamo infatti, come dice Paolo nella lettera ai Romani, che «se siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione».

Più volte in questi giorni ho ripetuto che quest’anno celebrare la Pasqua, proprio per le condizioni di prova e sofferenza in cui ci troviamo, è ancora più importante che in tempi «normali». Quest’anno infatti la Pasqua, anche se spogliata dei riti e della partecipazione del popolo (o forse proprio per questo), ci chiede uno sforzo di autenticità e di verità, cercando di appropriarci personalmente di quanto celebriamo. Se riusciremo a farlo la Pasqua diventerà un’esperienza di vita e di gioia. Ad esempio come risuonano in questo momento consolanti le parole dell’angelo alle donne «Non abbiate paura». A noi, angosciati per il pericolo di cadere vittime di un nemico invisibile e preoccupati per un futuro che si presenta incerto e minaccioso, dicono che Dio non ci ha abbandonato. Allora la gioia che si fa largo nel cuore delle donne può essere anche la nostra gioia in questa Pasqua diversa da tutte le altre. E’ la gioia della Pasqua, la gioia di una novità travolgente che viene ad illuminare ogni cosa; gioia che trasfigura e cambia lo sguardo e il cuore; gioia che non ha altra sorgente che la fedeltà di Dio alle sue promesse.

Non abbiamo paura allora di dire la nostra fede, di ripetere anche noi alle persone che incontreremo – a distanza naturalmente – «Cristo è risorto! E’ veramente Risorto». Solo così la gioia della Pasqua diverrà contagiosa e ci aiuterà a vincere il contagio di morte che questa epidemia diffonde in mezzo a noi.